Banniamo Trump, non i musulmani

Donald Trump non ha aspettato tanto. Salutato Barack Obama, ha preso posto alla Casa Bianca come Presidente degli Stati Uniti ed ha subito iniziato a spargere sgomento e controversie.

Nei primi giorni da presidente, Trump ha già predisposto lo smantellamento della riforma sanitaria voluta da Obama, la quale ha fornito assistenza medica ad americani che non potevano prima permettersela. Anche l’aborto è stato toccato dalla nuova amministrazione: è stato infatti ordinato il blocco dell’elargizione di fondi da parte del governo USA nei confronti delle ONG che sono attive e portano avanti campagne che sensibilizzano riguardo l’interruzione di gravidanza.

È bene ricordare che Donald Trump è stato eletto tra le fila dei Repubblicani, il centro-destra americano per intenderci. La sua figura però è quella dell’outsider, che non si è fatto strada nel partito in modo classico, ma che lo ha scalato dall’esterno attraverso le primarie, ottenendo prima la leadership e poi la poltrona di Presidente degli Stati Uniti d’America.

Da qui nasce il bisogno, per Donald Trump, di iniziare il suo mandato inviando un segnale rassicurante al suo elettorato di riferimento. Tagliando i fondi alle associazioni pro-life (quelle favorevoli all’aborto) ha rassicurato l’elettorato religioso, quello che somiglia molto alla famiglia di Settimo Cielo. Decretando lo smantellamento della riforma sanitaria di Obama invece, Trump ha spazzato via ogni briciola di stato sociale ed assistenzialista sul quale l’americano medio poteva contare in momenti di bisogno, accontentando quegli elettori che sentono puzza di socialismo dietro ogni intervento statale.

Queste mosse non sono state casuali. Hanno preparato il terreno per ciò che è arrivato venerdì scorso. Proprio durante il giorno della Memoria, il Presidente Trump ha firmato un ennesimo ordine esecutivo. Questo, blocca con applicazione immediata il trasferimento di richiedenti asilo negli Stati Uniti per i prossimi quattro mesi, blocco esteso a tempo indeterminato per i richiedenti asilo che provengono dalla Siria.

Come se non bastasse chiudere la porta in faccia a chi scappa dalla guerra e dalla miseria che ne consegue, il provvedimento vieta anche l’ingresso negli USA di tutti i cittadini di paesi quali Iraq, Siria, Iran, Sudan, Libia, Somalia e Yemen, in quanto considerati paesi con problemi di terrorismo. Non potendo discriminare in base alla religione musulmana, non a caso il provvedimento è stato ribattezzato Muslim Ban, il governo Trump ha così deciso di considerare tutti terroristi e discriminare in base alla nazionalità. Era dai tempi di Martin Luther King che non si vedeva razzismo legalizzato di questo genere.

Le reazioni non si sono fatte aspettare. In tutti gli Stati Uniti, l’ordine esecutivo firmato da Trump ha scatenato un’ondata di proteste in tutte le maggiori città e aeroporti statunitensi, dove le persone rimaste bloccate e a rischio rimpatrio stanno ottenendo il supporto gratuito di avvocati e manifestanti.

La politica di Trump ha inoltre portato unità di vedute in Europa. Il Presidente del Consiglio Gentiloni, la Cancelliera Merkel, il Presidente Hollande ed anche la neo-trumpiana Primo ministro May, hanno criticato la politica USA in termini di immigrazione. Staremo a vedere se l’Europa, dopo essersi indignata, farà qualcosa di più concreto, anche per gli esclusi dagli USA.

Ironico e drammatico al tempo stesso è il fatto che siano proprio gli Stati Uniti, un paese costruito e reso grande dai migranti, a chiudere le porte con motivazioni semplicistiche e demagogiche. Quasi esilarante è che un popolo di migranti, che ha occupato mezzo continente a scapito dei nativi americani, abbia così tanta paura di chi cerca solo un futuro migliore.

Questa chiusura, insieme all’intenzione di Trump di costruire un muro al confine col Messico, conferma la paura strisciante che c’è oggi in Occidente. Qualcuno parla di globalizzazione fallita, qualcuno di passo indietro dal punto di vista storico e umano. Altri parlano di fascinazione per l’uomo forte che porta soluzioni semplici e veloci. Il fascismo ha tante facce e tante motivazioni ma ha un comune denominatore: ci abitua lentamente a dei piccoli strappi. Prima viene meno il politicamente corretto, poi individua un nemico e poi… La poesia di Bertolt Brecht la conoscete già tutti, vero?

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