Don’t Hug Me, I’m Scared: sii creativo.

Iniziata nel 2011 e conclusasi con il sesto episodio pubblicato il 19 giugno 2016, Don’t Hug Me I’m Scared è una serie di cortometraggi inglesi che ha fatto alquanto vacillare la mia sanità mentale. L’idea nata da due artisti britannici, Becky Sloan e Joseph Pelling, pongono sullo schermo una parodia dei classici show per bambini, con pupazzi, animali ed oggetti parlanti.

Dal sito ufficiale della coppia (http://beckyandjoes.com/) è possibile visionare tutte le loro produzioni, tra cui anche il video dei Tame Impala “Feels Like We Only Go Backwards”.

Ma veniamo a questa serie tanto strana da meritarsi un posto sul podio della fantasia. O per meglio dire, della creatività. Ogni video ruota attorno ad un argomento specifico: la creatività, il tempo, l’amore, la tecnologia, il mangiar sano ed il sognare.
Proprio come in uno spettacolo dei Teletubbies, vedremo interagire i tre (dei 4) personaggi principali con vari oggetti antropomorfi della casa, i quali cercheranno di istruirli a suon di canzoncine semplici ed infantili.

Perché avete smesso di leggere? Guardate che non è affatto per neonati questa serie. Diciamo che sembra effettivamente atta per il pubblico in fasce…

Ma solo nel caso in cui i genitori si chiamino Dr. Freud e Mr. Cronenberg.

I tre personaggi ricorrenti sono Red Guy, Yellow Guy e Duck Guy (Ragazzo Rosso, Ragazzo Giallo e Ragazzo Anatra). Il quarto e misterioso personaggio della serie è il papà di Yellow Guy, Roy.

Comparirà quasi sempre sullo sfondo e sarà l’elemento più inquietante della storia.

La serie è in inglese ma ovviamente potete trovare la versione sottotitolata in italiano su TuTubo per opera di qualche fan.
Ora, se non l’avete ancora visto vi invito a interrompere la lettura qui (stavolta per davvero) perché ora parte la sezione SPOILER.

Per tutti coloro che hanno già preso visione dei sei episodi e si stanno domandando: “Cosa cazzo ho appena visto?” o “Avrò spento il forno prima di uscire?”, in questa seconda parte voglio proporre una possibile spiegazione.

Dico possibile perché questa serie ha suscitato tante di quelle ipotesi che video blogger, scrittori e fancazzisti in generale hanno intasato Youtube con una valanga di idee e supposizioni diverse. Gli stessi autori sono rimasti affascinati dalle varie teorie dei fan, dicendo che sono tutte vere. Tra tutte le possibili idee ho voluto sceglierne una che mi sembrava la più accurata.
Per me, ripeto. Che poi voi pensiate che non ci sia nulla di fondo, che sia stata solo un’opera casuale e senza riferimenti voluti, allora significa che non abbiamo visto la stessa serie.
Ma se avete avuto impressioni differenti, perché no. Penso che gli autori non vogliano rivelare la vera storia proprio per spingere le persone ad essere il più creativi possibile. E ora prometto che la smetto di usare quella parola.

In un’intervista per il sito It’s Nice That, rilasciata poco dopo l’uscita dell’ultimo episodio, veniamo a scoprire diversi dettagli interessanti. L’intervista è diretta non ai due autori, ma bensì ai personaggi stessi: il Rosso, il Giallo e la Papera. Ma soprattutto Roy. Esso ricopre un ruolo importante, seppur di margine in quasi ogni episodio. Lui è il vero antagonista di questa storia.
Le sue apparizioni nei video hanno lo stesso effetto della pinna che spunta dall’acqua de Lo Squalo. Lo vedremo infatti apparire spesso da dietro le quinte come un’oscura presenza.

Roy è il produttore del programma per bambini in cui vi sono partecipi suo figlio, un’oca ed il Rosso. È quello che tira le redini di tutta la baracca.

Red Guy è il vero protagonista. E non il povero Yellow Guy. È lui il vero ideatore del programma per bambini.

Nel sesto ed ultimo episodio viene mostrato il rosso nella sua vita quotidiana, in ufficio, circondato dai colleghi (tutti uguali a lui) che lo svegliano perché si era addormentato sulla scrivania. Cronologicamente questa parte non va collocata alla fine della storia, ma all’inizio. Egli, stanco della solita vita monotona, sogna di un programma per bambini dove le cose si muovono e prendono vita, ballando e cantando.

Preso per pazzo da tutti i suoi colleghi, tenta una mossa azzardata presentandosi “nudo” su un palco di un cabaret, canticchiando la canzone sulla creativ… e dai. Avevo detto non l’avrei più usata. Comunque si tratta della stessa canzoncina che c’è nel primo episodio della serie. Che sarebbe anche il primo episodio della serie per bambini mandata in onda da Roy. L’unico tra il pubblico a non aver deriso il rosso su quel palco del cabaret.

La serie per bambini inizia e il Rosso compare tra i protagonisti, insieme ad un’anatra e il Giallo. Perché un’anatra è presto detto: Roy possiede una fattoria. Perché il figlio… non è presto detto. Non di certo per fargli un favore. E questo lo confermiamo dall’intervista prima citata, la cui ultima domanda viene rivolta a Roy, in merito se avesse nulla da aggiungere e risponde: “Il mio sciocco ragazzo ha permesso ai suoi occhi di crescere arroganti e grezzi, per questo lo porterò per un viaggio a Punizionelandia”. Di sicuro non un viaggio di piacere.
Perché cresciuto con occhi arroganti? Forse perché gli ha permesso di vedere le donnine nude sul computer?

O forse perché è solo uno stronzo?
Sempre rimanendo su quanto sostiene il tipo che ha avvallato questa teoria, la punizione per il Giallo è quella di fargli vivere ogni giorno come se fosse sempre la festa del papà, renderlo in obbligo per il resto della sua vita ad onorarlo. In America è celebrata la terza domenica di giugno. Che è il ricorrente 19 giugno che il calendario segna in ogni episodio. Per l’esattezza il 19 giugno del 1955 e del 1906.

Torniamo alla storia. Nel quarto episodio il Rosso viene a conoscenza di quello che sta davvero accadendo. In quello spezzone c’è il computer che appare dal nulla e s’intromette con forza nelle conversazioni dei tre, fino a far lavare il cervello all’anatra e del Giallo.

Il Rosso, cosciente, segue il cavo a cui è attaccato il computer che lo conduce fuori dalla stanza digitale, finendo in quella che è la realtà dei fatti.

A quel punto la testa gli esplode. E sapete perché? Perché realizza solo in quel momento che per attuare la sua idea non gli serviva Roy. Non aveva mai avuto bisogno di un finanziatore, ma che avrebbe potuto fare tutto da solo con mezzi propri. Seppur in maniera dozzinale, avrebbero perlomeno rispecchiato il volere dell’ideatore e non quello del produttore, spinto a sponsorizzare i propri prodotti nello show. Prodotti ricorrenti come l’avena (oats) e presentati più è più volte come messaggi subliminali.

Il Rosso lascia le scene e nel quinto episodio compare solo nei titoli di coda, mentre si allontana dalla cabina del telefono.

Forse nel tentativo di chiamare i suoi amici e avvisarli di lasciare lo show. Che sarebbe poi il telefono che squilla incessantemente durante lo stesso episodio. L’anatra tenta di rispondere al telefono, ma viene sempre interrotta da una bistecca parlante. Inizia dunque a capire come stanno andando le cose e finisce per lasciare anche lei lo show. Ma in maniera alquanto brutale, siccome è un’anatra: finisce in una scatola di latta.

Scusate, intendevo mangiata da una scatola di latta.

Torniamo di nuovo al sesto episodio. Vediamo Roy allungare una mano sulla spalla del Rosso, come nel tentativo di chiedergli di ritornare nello show. Ma egli vede attraverso il computer ciò che i suoi sogni hanno prodotto, facendo impazzire il povero Giallo, l’unico inconsapevole di tutto. Che a volte siano infantili e alle volte terminino in bagni di catrame, il Rosso decide di chiudere lo show e staccare la spina ai suoi incubi.

Per poi aprirsi su una nuova prospettiva.

Con un budget più ridotto, in un ambiente più spartano e meno arredato, ma liberi da Roy e le sue costrizioni. Tutti i personaggi sono del colore che preferiscono (lo dicono nel primo episodio) e la storia inizia di nuovo.
Ma almeno non è più il 19 giugno.

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