Il primo marzo 2021 esce in Italia per tre60 la nuova raccolta di poesie di Rupi Kaur Home Body - il mio corpo è la mia casa.
PER CHI NON LA CONOSCESSE
Home Body è la terza raccolta della poetessa indiana naturalizzata canadese, dopo Milk and honey e The sun and her flowers. L'ascesa della Kaur si configura come una vera e propria esplosione: a diciassette anni scrive, illustra e autopubblica la sua prima raccolta di poesie che in pochi anni diventa un fenomeno internazionale; vende più di tre milioni di copie e viene tradotta in trentacinque paesi diversi. Con la seconda raccolta e un uso sapiente dei social media e di performance artistiche la Kaur riconferma la sua fama e viene tradotta in trentanove paesi. Con la sua ultima fatica appena uscita troviamo una poetessa ventottenne che ha già venduto otto milioni di copie in quarantadue paesi diversi. Questo solo per fare una piccola introduzione alla rapidissima e enorme portata del fenomeno Rupi Kaur.
LA POETICA
La poetica di Rupi Kaur è estremamente riconoscibile grazie ad uno stile unico nel suo genere. Innanzitutto l'autrice ha avuto l'idea di illustrare gran parte dei suoi componimenti con dei disegni molto semplici, ma allo stesso tempo particolari. Sono tutti in bianco e nero, stilizzati, linee volutamente infantili e scarne che rappresentano ciò che le parole invece ci dicono.
I componimenti sono privi di lettere maiuscole e punteggiatura, privi di rime, privi di qualsiasi fronzolo e per questo estremamente corti; a volte un solo verso, una frase, altre volte un po' più lunghi, ma sempre comunque brevi. Le figure retoriche impiegate dall'autrice non sono neppure così tante quindi viene da chiedersi: ma dove sta la poesia dunque?
Questa è una domanda cruciale poiché dalla prima all'ultima raccolta la situazione cambia. I temi che affronta la Kaur ruotano intorno al concetto cardine di superamento del dolore. Si parla dunque di salute mentale (di ansia, di depressione, di disturbo post traumatico), di violenza sessuale, di abusi, di relazioni tossiche, di femminismo, di rivalsa e rinascita, di amore, di riscatto, di ambientalismo, di auto accettazione, di emancipazione, di autostima, di difficoltà economiche e di capitalismo. Tutti questi temi sono ricorrenti nelle tre raccolte e vengono declinati in diversi modi. Ed è precisamente qui che si ricollega il discorso della poetica. Mentre nella prima raccolta la poesia è molta grazie alle immagini, alle suggestioni, alle metafore che costruisce l'autrice, nella seconda e terza raccolta sembra esserci una vera e propria virata verso la prosa che, benché sia evocativa e toccante soprattutto in virtù dei temi trattati, rimane comunque prosa.
Milk and honey è tagliente, sincero, fresco: ci accompagna negli angoli più oscuri della psiche umana, ci fa attraversare il dolore e l'angoscia del sentirsi dilaniati, conducendoci infine verso il processo di rinascita in una struttura perfetta di tesi, antitesi e sintesi. Non a caso le quattro parti di cui è composta la raccolta sono il ferire, l'amare, lo spezzare e il guarire.
Anche Home Body è diviso in quattro parti (mente, cuore, riposo, veglia) ma è molto meno pretenzioso: l'apice è già stato raggiunto con Milk and honey, eguagliarlo non è affatto semplice. I versi brevi mancano di incisività e non rimangono impressi a fuoco nella memoria. Spesso sembrano quasi aforismi se non semplici frasi ad effetto. Magari toccanti, sicuramente profonde, ma non memorabili; non lasciano il segno, non hanno il mordente della Rupi di diciassette anni, forse più diretta, più spontanea. Si ha l'impressione che la prima Kaur avesse la necessità di sfogarsi attraverso la poesia, che utilizzasse l'artificio poetico come valvola in cui incanalare il dolore e, attraverso di essa, raggiungere la catarsi. In Home Body questa esigenza, questa necessità, questo slancio spontaneo sembra mancare. I concetti sono espressi in maniera più esplicita, non c'è più l'artificio della figura retorica o dell'immagine evocativa che stimola e lascia spazio all'interpretazione, ma c'è il fatto crudo.
ogni volta che
dici a tua figlia
che la sgridi
per amore
le insegni a confondere
la rabbia con la bontà
e la cosa sembra una buona idea
finché lei non cresce e
si affida a uomini che le fanno del male
perché somigliano tantissimo
a te
- ai padri di figlie
ho difficoltà a distinguere
i rapporti malati
da quelli sani
non so capire la differenza
tra amore e violenza
- sembrano tutti uguali
Come si può vedere, lo stesso concetto espresso nella prima raccolta è narrato in maniera molto più suggestiva e incisiva rispetto a come viene espresso in Home Body (la seconda citazione). Si ha l'impressione di essere di fronte ad una ragazza che non scrive più di getto con la rabbia e l'impeto della giovinezza, ma ad una donna che pensa troppo ai concetti da esprimere. E di questo la Kaur è consapevole poiché scrive:
piccola poetessa
pare che più parole scrivi
più pensi
di scriverle tu
chi ti dice che sia tu a comandare
forse che le parole non ti sono sgorgate
da dentro la prima volta
riversandosi senza chiedere il permesso
e ora stai cercando di
farle lavorare per te
ma la magia non si muove così
la tua pressione sta
soffocando i capolavori
che cuociono in te
il tuo mestiere sta
nell'assistere alla cottura
sii paziente
e quando sarà ora
l'universo ti userà di nuovo
- ispirazione
Siamo sicuri che Rupi sia stata abbastanza paziente e non abbia assecondato proprio quelle pressioni che soffocano i capolavori?
DUNQUE?
Nonostante questo, superando il paragone con Milk and honey, Home Body rimane una raccolta interessante nel panorama odierno. Gli spunti di riflessione sono moltissimi, ma la sua peculiarità è un'altra: la maturità dell'autrice ha molto da insegnare. L'autrice ci educa alla bellezza, alla gentilezza, al rispetto per ogni essere vivente e del pianeta che ci ospita. Ci educa all'amor proprio ovvero all'amore verso il corpo che ci fa da casa e dunque all'auto accettazione, ci insegna l'autostima. Ma più importante di questo, Rupi Kaur ci racconta una storia; una storia di dolori atroci, ma soprattutto la storia di una donna che li ha superati. Di una donna che sembra fragile, ma che ha spostato le montagne, che è stata in grado di risalire dall'abisso. Una guerriera che ci insegna a non arrendersi mai, a lottare fino allo stremo delle forze per raggiungere la felicità che ognuno di noi possiede dentro di sé, nella casa del proprio corpo, poiché per quanto tu abbia potuto soffrire
hai a malapena scalfito la superficie
di ciò di cui sei capace
hai decenni
di vittorie davanti a te
VENI VIDI LIBRI

Veni, vidi, Nici, e poi tinculano la bici.