Proprio quest'anno, a distanza di dieci anni dalla pubblicazione de Il canto della rivolta, è uscito Ballata dell'usignolo e del serpente di Suzanne Collins. Come forse ricorderete Il canto della rivolta è il terzo ed ultimo capitolo della celeberrima e fortunatissima trilogia di Hunger Games, dalla quale sono stati tratti i film. Ballata dell'usignolo e del serpente invece è il prequel e spin-off della trilogia. Vorrei partire da questa saga per indagare brevemente il genere e approfondire alcune tematiche che mi stanno particolarmente a cuore.
Innanzitutto è necessario fare una breve introduzione alla saga, nonostante sia conosciuta pressoché da chiunque. In maniera molto stringata: siamo in un futuro super tecnologico nella nazione di Panem. La nazione è divisa in distretti e viene governata da un regime totalitario con sede a Capitol City. Al lusso e allo sfarzo della capitale si contrappone la povertà e la miseria del resto della nazione, costretta a lavorare per il benessere di pochi abbienti. In seguito ad un tentativo di rivolta dei distretti, soffocato nel sangue, il governo di Capitol City ha deciso di introdurre gli Hunger Games. In cosa consistono? Ogni anno vengono estratte a sorte due persone per ogni distretto per un totale di ventiquattro partecipanti, i tributi, che vengono rinchiusi in un'arena. I tributi sono costretti a trucidarsi a vicenda in un vero e proprio reality show, in cui i telespettatori possono favorire l'uno o l'altro attraverso dei doni. Solo chi riuscirà a sopravvivere alla carneficina avrà salva la vita e verrà rimesso in libertà. Tutto questo per punire i distretti per la loro ribellione e per sorvegliarli, mantenendo l'ordine attraverso uno stato di paura e senso di precarietà costante.
Questa è la situazione iniziale dalla quale si sviluppa tutta la vicenda. Parlando di Hunger Games non si può non parlare di Battle Royale di Koushun Takami. Spesso la Collins è stata accusata di plagio nei confronti di Takami. Sicuramente l'autrice ha attinto a piene mani da Battle Royale e dalle grandi distopie classiche raccontateci da Zamjatin, Orwell, Golding e Huxley. Ma ci sono delle differenze rilevanti. Vediamo quali.
Battle Royale è stato un vero e proprio fenomeno di massa molto prima di Hunger Games. Il romanzo risale al 1999 e da questo, oltre che due film, è stato tratto un manga. Anche in questo caso ci troviamo in una nazione totalitaria chiamata Repubblica della Grande Asia Orientale. Quelli che a Panem sono gli Hunger Games, nella Repubblica della Grande Asia Orientale sono il Programma. In questo caso ogni anno viene scelta la peggior classe delle scuole medie, gli alunni della quale vengono segregati in un'isola deserta e costretti a massacrarsi a vicenda. Ovviamente l'ultimo rimasto sarà graziato. Le ragioni del Programma sono speculari a quelle degli Hunger Games: instillare paura e sfiducia nel prossimo per evitare nuove ed eventuali ribellioni.
ANALOGIE E DIFFERENZE
Come si nota le similitudini sono moltissime tuttavia, mentre Battle Royale non vede uno sviluppo (non sappiamo cosa succede al termine del Programma) in Hunger Games la situazione evolve eccome. Nel secondo volume della trilogia, La ragazza di fuoco, si assiste all'organizzazione di una nuova rivolta che scaturisce poi nel terzo volume in una vera e propria guerra civile. Dunque il parallelismo tra Hunger Games e Battle Royale in realtà si riduce ad un parallelismo tra il primo volume della trilogia e il libro cult dell'autore giapponese. Hunger Games di fatto è molto più politico poiché mette sul tappeto temi quali la rivolta, la rivoluzione, la guerra civile, invece assenti in Battle Royale. In questo senso Hunger Games è molto più simile a La fattoria degli animali di Orwell.
TEMI RICORRENTI
Se Hunger Games ha attinto a piene mani dall'immaginario creato da Battle Royale, entrambi hanno attinto dai loro predecessori. Nel 1924 uscì Noi dello scrittore russo Evgenij Ivanovič Zamjatin. L'innovativa visione futuristica di Zamjatin comprende abitazioni (e qualsiasi altro oggetto) costruite esclusivamente in vetro e materiali trasparenti, così che chiunque sia visibile in ogni momento. L'essere costantemente osservati è un tema trasversale a tutte queste distopie. Lo vediamo in 1984 in cui l'occhio del Grande Fratello è onnipresente; in Battle Royale il massacro è monitorato dal governo e i risultati sono costantemente riportati da radio e telegiornali; in Hunger Games addirittura il massacro diventa un reality show interattivo. Perché accade? La sorveglianza è un tassello fondamentale della dittatura. L'abolizione della privacy da parte degli organi di potere conferisce loro il controllo. Fa sentire nudi, indifesi e vulnerabili. Fondamentale per quanto riguarda questo tema è il saggio di Michel Foucault Sorvegliare e punire, in cui l'autore prende il panopticon di Jeremy Bentham come modello e figura del potere nella società contemporanea.
L'idea alla base del panopticon era quella che - grazie alla forma radiocentrica dell'edificio e ad opportuni accorgimenti architettonici e tecnologici - un unico guardiano potesse osservare (optikon) tutti (pan) i prigionieri in ogni momento, i quali non devono essere in grado di stabilire se sono osservati o meno, portando alla percezione da parte dei detenuti di un'invisibile onniscienza da parte del guardiano, che li avrebbe condotti ad osservare sempre la disciplina come se fossero osservati sempre. Dopo anni di questo trattamento, secondo Bentham, il retto comportamento "imposto" sarebbe entrato nella mente dei prigionieri come unico modo di comportarsi possibile modificando così indelebilmente il loro carattere. Lo stesso filosofo descrisse il panopticon come "un nuovo modo per ottenere potere mentale sulla mente, in maniera e quantità mai vista prima".
Come possiamo facilmente notare la filosofia del panopticon è presente in tutte le distopie sopraccitate. La realtà di vetro di Zamjatin, il Grande Fratello e la psicopolizia orwelliana così come la spettacolarizzazione degli Hunger Games e la costante e invasiva telecronaca del Programma in Battle Royale sono tutte declinazioni dello stesso concetto. Non si parla semplicemente di media che propongono/impongono la fruizione di un macabro spettacolo, ma è un modo per sorvegliare e controllare la popolazione instillando in quest'ultima paura e paranoia.
L'ARENA E LO STATO DI NATURA
Anche l'arena si rivela un concetto fondamentale. Intendiamo il termine arena in senso lato. Solo in Hunger Games abbiamo un'arena nel vero senso della parola: in Orwell abbiamo la fattoria e l'Oceania, mentre ne Il signore delle mosche di Golding e in Battle Royale abbiamo l'isola deserta. Che cos'hanno in comune tutti questi luoghi? Innanzitutto sono porzioni di uno spazio più grande in cui vigono regole diverse. In queste piccole porzioni di terra sono in vigore delle leggi o regole sui generis rispetto al "fuori" e per questo si caratterizzano come arene. La funzione dell'arena è duplice. Da un lato vuole mettere in evidenza il fatto che le regole del "fuori" siano le migliori disponibili e che l'essere umano ne ha bisogno per non cadere in uno stato di anarchia violenta come viene dimostrato dal comportamento degli attori all'interno dell'arena. Dall'altro lato invece ha la funzione di separare: sia chi è dentro da chi sta fuori, sia le singole persone, creando sfiducia e sospetto tra di esse. Questa è la tipica espressione del classico divide et impera latino: far sì che le persone non si fidino più le une delle altre evita coalizioni pericolose per la stabilità del governo.
Ne Il signore delle mosche, Golding utilizza l'isola deserta come espediente. Vuole mostrare come anche in una società non corrotta dalla tecnologia sorga il male. Per fare questo crea una situazione quasi idilliaca nonostante la drammaticità della vicenda, in cui dei bambini, simbolo di purezza etica e morale, si trovano su un'isola deserta, scevra da tecnologie e sovrastrutture culturali, tipicamente identificate come fonti di corruzione. Attraverso la narrazione l'autore vuole sfatare il mito del buon selvaggio, mostrando come possa corrompersi in fretta una situazione all'apparenza perfetta e dare vita ad un totalitarismo.
L'uomo produce il male come le api producono il miele.
Lo stesso concetto emerge ne La fattoria degli animali di Orwell in cui, in un primo momento, gli animali sono uniti contro l'essere umano che li tiene soggiogati. Tuttavia, non appena riescono a liberarsi, sono i maiali ad instaurare una nuova dittatura. Così in Hunger Games abbiamo un passaggio speculare: una volta che i ribelli riescono a rovesciare la dittatura di Capitol City, propongono un'edizione dei giochi a discapito della classe sociale più abbiente che li teneva soggiogati: una vendetta che trasforma le vittime in carnefici e viceversa.
L'isola deserta di Battle Royale ha una valenza simile a quella di Golding, ma duplice, molto più simile all'arena degli Hunger Games. Oltre che mostrare di quali atrocità sia disposto a macchiarsi l'uomo, i governi di Panem e della Repubblica della Grande Asia Orientale sfruttano questo ritorno coatto allo stato di natura hobbesiano in cui l'uomo è lupo per gli altri uomini (homo homini lupus), per legittimare il totalitarismo.
In particolare Ballata dell'usignolo e del serpente verte proprio su questi temi. Il protagonista, Coriolanus Snow, già noto ai lettori per essere stato il dispotico presidente di Panem contro il quale è stata sollevata la rivolta nella trilogia Hunger Games, ci viene raccontato dal suo stesso punto di vista. Anche in questo caso, prima di essere aguzzino, è stato lui stesso vittima. Il libro, che di per sé non risulta particolarmente avvincente, è però molto interessante da un punto di vista più strettamente psicologico e filosofico. Perché Coriolanus Snow da ragazzo tranquillo, pacifico e altruista si trasforma in un dittatore autocratico spietato, sadico, crudele, egoista, vanitoso e tirannico?
I processi mentali che portano Coriolanus a perpetuare gli Hunger Games devono molto alla filosofia del XVII secolo. Secondo Hobbes, la natura umana è fondamentalmente egoistica, e a determinare le azioni dell'uomo sono soltanto l'istinto di sopravvivenza e quello di sopraffazione. Egli nega che l'uomo possa sentirsi spinto ad avvicinarsi al suo simile in virtù di un amore naturale. Se gli uomini si legano tra loro in amicizie o società, regolando i loro rapporti con le leggi, ciò è dovuto soltanto al timore reciproco.
Per Snow quindi, al fine di garantire la pace, è necessario imporre leggi stringenti, mostrare di cosa sono capaci gli esseri umani, instillare diffidenza e paura in questi ultimi in modo da controllarli meglio, portandoli a pensare che la dittatura sia necessaria per far fronte agli istinti più oscuri dell'uomo. Coriolanus giunge a queste conclusioni dopo diversi soprusi subiti, e risultano quindi agli occhi del lettore una reazione quasi normale di autodifesa.
La stessa strategia è perpetuata dal governo della Repubblica della Grande Asia Orientale. In entrambi i casi il potere mostra il lato più oscuro dell'uomo per autolegittimarsi e allo stesso tempo per tenere in scacco eventuali rivoltosi.
Il fatto che l'uomo allo stato di natura privo di leggi sia destinato a degenerare in una lotta all'ultimo sangue per la sopravvivenza è il fulcro di un'altra bellissima pseudo distopia: Cecità di José Saramago. Anche in questo caso la visione proposta dall'autore dell'essere umano è profondamente pessimistica. L'uomo viene raccontato come incapace di gestirsi in mancanza di un potere forte che ne limita la libertà e le azioni.
Per gli amanti dei fumetti invece può essere considerato un'ottima declinazione del concetto veicolato dal panopticon il manga Death Note, in cui il terrore nei confronti di un essere sovrannaturale che elimina i colpevoli, contribuisce a creare una società priva di criminalità.
CONCLUSIONI
Vediamo dunque come in libri per ragazzi e giovani adulti come Hunger Games e Battle Royale ci siano in realtà diversi nuclei tematici legati alla tradizione letteraria e filosofica che li rendono saghe estremamente interessanti.
Volendo riassumere i temi di questo filone distopico (le distopie sono moltissime, anche estremamente differenti tra loro. Qui ho volutamente preso in considerazione quelle che si concentrano su determinati temi) possiamo dire che tra i principali ci sia sicuramente il potere e i suoi modi di declinarsi. Il punto di riferimento filosofico per questo nucleo tematico è senza dubbio Michel Foucault, così come lo è per i concetti di sorveglianza e punizione, insieme a Jeremy Bentham.
Per quanto riguarda invece il concetto di stato di natura si vedano i filosofi del XVII secolo, in particolare Thomas Hobbes, John Locke e in seguito Jean-Jacques Rousseau. Si veda quest'ultimo anche per il mito del buon selvaggio e dunque per il concetto di corruzione portato dal progresso e dai costrutti sociali.
Infine, per chi volesse approfondire il tema del sovrano assoluto consiglio la lettura de Il Principe di Machiavelli e l'opera di Montesquieu relativa alla divisione dei poteri in cui si sostiene tra l'altro che "il potere corrompe, il potere assoluto corrompe assolutamente".
VENI VIDI LIBRI

Veni, vidi, Nici, e poi tinculano la bici.