Mi pare evidente che debba dare una scossa alle mie giornate, più che altro per renderle fruttuose di soddisfazioni danarose dato che sono ormai un paio d’anni che non esco con un nuovo lavoro. Gerri, il mio agente/manager, continua a spronarmi e incoraggiarmi, ottenendo una scorciatoia per me assai gradevole; l’ho accontentato con un manifesto di una trentina di pagine, in cui ho disegnato anche la copertina. Uscirà a breve. Certo non basterà a placare le ire del Direttore, ma intanto guadagno tempo. E soldi. Ciò che non riescono a capire è la difficoltà di uno nelle mie condizioni a trovare un appiglio alla vita comune, agli interessi attivi, alle dinamiche sociali e lavorative; volevo morire prima dei trent'anni, per amore ho cercato la redenzione che poi ho smarrito insieme alla cara amata perduta tragicamente. La redenzione perduta, ritrovata e poi smarrita nuovamente, un turbinio che ormai conoscete, insomma, capite che non è semplice? Ho sempre ammirato i dannati morti giovani, gli artisti che son riusciti a bruciare la giovinezza in tutto il suo splendore, morti all’apice della potenza creativa. Geni. Precursori e arroganti, sfacciati e dannatamente sexy, dannati e amati, come la prima vera icona giovanile che il 900 ci ha regalato: James Dean.
Il mito nasce a Marion, Indiana, l’8 febbraio del 1931 da una famiglia di quaccheri, in una fottuta fattoria tipicamente americana. Sostanzialmente, a parte una piccola parentesi, trascorre l’infanzia cambiando solo fattoria dopo la morte della madre, quando il padre decide di affidarlo allo zio, quacchero pure quello. I quaccheri, in estremissima sintesi, sono dei religiosi di derivazione cristiana, nati in Inghilterra a metà del 600, che sostanzialmente ripudiano gerarchie ecclesiastiche o sociali, sono guidati dalla Luce interiore di Dio e non dalla Bibbia, ripudiano i sacramenti e sono pacifisti. La morte della madre, unitamente ad un approccio tanto puritano alla vita, ne hanno sicuramente segnato l’infanzia, divenuta confusa quando lo zio comincia ad approfittarsi di lui. La sofferenza comincia presto a lacerare il suo animo sensibile. Diplomatosi, raggiunge il padre e la matrigna in California, dove dapprima studia per entrare a Giurisprudenza, per poi optare verso la University Of California di Los Angeles per studiare teatro. Apriti cielo! La sua decisione desta le ire del padre, che non capisce né intuisce i grandi cambiamenti che stanno attraversando la società, i giovani in particolare, tanto che caccia il figlio di casa. Ma cosa avviene negli anni 50 di così sconvolgente? La rivoluzione baby! Vi dice niente Beat Generation? Race music? Rock and roll? Ricordiamoci che esiste ancora la classificazione tra bianchi e neri, dove questi ultimi sono segregati ben lontani dalla civiltà bianca e solo nel 1955 comincia la rivolta sociale vera e propria, quando Rosa Parks si rifiuta di cedere il suo posto in autobus ad un bianco. Ma noi, con il nostro James, siamo ancora alla prima metà degli anni 50, in piena Beat Generation, in cui i giovani per la prima volta rompono schemi predefiniti per autogestirsi, alla scoperta della vita e di una nuova ricerca spirituale e artistica, che confluiscono con una vita priva di inibizioni formali, fatta di droghe, sesso e rottura degli schemi.
Parallelamente, vi è grande fermento anche nella comunità nera, dove esplode in tutta la sua forza attraverso la musica; in principio fu il blues, lo swing, il jazz e via dicendo che sfociano nel rock and roll. E i bianchi? I giovani bianchi apprezzano sempre più questa ondata musicale, grazie anche alle prime etichette indipendenti ed all’esplosione della radio come fenomeno di massa per l’ascolto della nuova musica; ben presto copiano il sound afroamericano e nasce così il rockabilly, di cui Elvis è il principale esponente. Quindi no, non dobbiamo a Elvis la nascita della musica moderna, ma ci tornerò, promesso. Fatte queste doverose premesse, andiamo avanti. Il nostro ragazzo quindi comincia la via del teatro e degli spot televisivi, ma i soldi non sono sufficienti a mantenerlo ed è costretto comunque a lavorare sodo, finché non si trasferisce a New York, il centro del mondo. Qui entra nella prestigiosa Actors Studio e la sua carriera decolla a teatro, dove ottiene recensioni entusiaste, ma è nel 1955 che viene consacrato definitivamente al grande pubblico, quando è il protagonista in “La valle dell’Eden” di Cal Trask. Inizialmente viene scartato dal regista per la sua strafottenza, che si palesa anche durante le riprese, con le sue continue improvvisazioni che comunque, dopo qualche urlo e rimprovero, vengono tenute. Raccontato così sembra il classico testa calda che se la crede più degli altri, in realtà è un ragazzo molto dolce e schivo, timido fino all’imbarazzo e gentile con tutti; probabilmente è logorato da un qualche dolore che solo lui conosce e che noi possiamo, forse, lievemente intuire. Il successo è enorme ed immediato, anche perché la parte da protagonista sembra scritta apposta per lui: un giovane ragazzo che è preda dell’autorità del padre. Poi, dettaglio non trascurabile, James è un bellissimo ragazzo. Nello stesso anno è il protagonista del suo film più celebre “Gioventù bruciata” dove t shirt bianca e jeans diventano subito icona. Noi qualche anno dopo abbiamo avuto Nino D’Angelo con “Nu jeans e na maglietta” ma lasciamo perdere. In “Gioventù bruciata” emerge un altro lato del nostro amico che si incarna nel protagonista: la passione per la velocità, le gare e l’adrenalina sempre in corpo. Ormai è il divo per antonomasia, ricco, bello e dannato. Sempre nel '55 è protagonista del suo terzo e ultimo film “Il gigante”. Prima della fine delle riprese, precisamente il 30 settembre, muore in un incidente d’auto a bordo della sua Porsche.
Scompare così un icona del 900, che ha fatto scuola a tutti, primo in assoluto ad incarnare la ribellione giovanile e a vivere la giovinezza bruciandola a tutto gas, prima di essere mangiato e fagocitato a piccole dosi dal declino.

Quando a Gionni va che strane cose fa, lui può spostare tutto col pensiero.
E’ timido e sincero, di tutti tutto sa poichè legge nel pensiero.