Alcuni dei romanzi più di successo della storia sono opere dalle trame complicate. La ragione è semplice: una trama quanto più è articolata tanto più rende la narrazione vivace e di conseguenza accattivante per il lettore. Quando poi si inseriscono flashback o anticipazioni, il risultato è assicurato. É innegabile che questi espedienti letterari possono creare un senso di confusione in chi legge, perciò il livello di attenzione del lettore deve sempre rimanere elevato, per non rischiare di perdersi, dimenticando personaggi o avvenimenti fondamentali. Forse tuttavia è proprio per questo che opere con questo stile hanno quasi sempre un buon riscontro sia per le vendite che per la critica. Spesso infatti si ritiene che uno svolgimento articolato dia valore aggiuntivo alla storia. Ovviamente questo non è necessariamente vero, poiché ci sono romanzi che per complessità diventano quasi inaccessibili per il lettore medio, ma non è certo il caso del libro di cui parliamo oggi: "L’assassino cieco" di Margaret Atwood. Per quanto uno dei valori aggiunti di questo romanzo sia appunto la sua complessità narrativa, questo suo dettaglio lo rende, allo stesso tempo, più difficile da recensire, ma farò del mio meglio.
La narrazione principale viene raccontata da Iris, una donna ormai anziana che ripensa alla sua vita: partendo dall’infanzia benestante a Port Ticonderoga, immaginaria cittadina dell’Ontario in Canada, trascorsa insieme al padre vedovo e alla taciturna sorella minore Laura, sino all’infelice matrimonio con l’industriale Richard Griffen ed al tragico incidente d’auto che causa la morte di Laura, poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Dentro a questa cornice, si intreccia la storia del romanzo "L’assassino cieco", attribuito a Laura, nel quale si narrano le vicende del rivoluzionario Alex Thomas, che ha una relazione amorosa con una misteriosa donna sposata. Durante questi incontri clandestini il giovane, che si guadagna da vivere scrivendo racconti di fantascienza pulp per le riviste, diletta la sua amante leggendole ciò che scrive. Nella storia abbiamo poi un ulteriore racconto: durante un incontro, Alex intrattiene la sua amante con una storia avventurosa da lui scritta ambientata nell’immaginario pianeta Zycron. Leggendo il romanzo il lettore, se riuscirà a farsi strada in questa intricata narrazione concatenata, scoprirà che nulla è ciò che sembra e tutti gli avvenimenti si ricollegano alla vita della protagonista Iris. Tuttavia, la reale cornice storica non manca, anzi la verosimiglianza è accentuata grazie all'uso di una serie di articoli di giornale che seguono gli eventi storici e i personaggi del romanzo.
Margaret Atwood è sicuramente una delle scrittrici più significative del nostro tempo; celebri sono soprattutto le sue opere che potremmo definire ecocritiche, dove difende l’ambiente incontaminato canadese contro lo sviluppo urbano. Nel romanzo "L’assassino cieco" spicca tuttavia la sua vena femminista, predominante rispetto ai temi a lei cari che restano presenti come ambientazione. I personaggi femminili, in particolare le sorelle Chase, Iris e Laura, sono particolarmente riusciti e presentano tutte le caratteristiche della donna del Novecento: una donna che combatte tra il suo desiderio di realizzazione personale e la società, che ancora le vorrebbe imporre un ruolo secondario. Per quello che riguarda le figure maschili invece, possiamo suddividerle in due gruppi: alcuni personaggi rappresentano un passato conservatore, ad esempio il marito di Iris, Richard Griffen, altri invece hanno uno sguardo rivolto al futuro e che di conseguenza accettano e comprendono la nuova posizione della donna nella contemporaneità, come Alex Thomas. Questo romanzo offre dunque non solo spunti importanti per la riflessione sul tema della modernità, ma anche una molteplicità di livelli di narrazione inseriti in una trama abbastanza intricata, che permetterà al lettore di non annoiarsi.
Margaret Atwood, "L'assassino cieco", Ponte alle Grazie, 2001.
