Gli italiani hanno deciso: NO. Il referendum per la modifica della Costituzione è stato bocciato dal 60% circa di coloro che si sono recati alle urne. Che succederà ora?
Dopo la mezzanotte, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha riconosciuto la sconfitta, prendendosene le responsabilità ed annunciando le sue dimissioni. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella inizierà poi un giro di consultazioni con i partiti ed i gruppi parlamentari per capire se sia possibile formare un nuovo governo. Se ciò non accadrà, Mattarella dovrà sciogliere le camere ed indire nuove elezioni.
In entrambi i casi non sarà facile. Formare un nuovo governo significa trovare una maggioranza che lo sostenga. Il Partito Democratico, uscito sconfitto dal referendum, detiene la maggioranza assoluta alla Camera e una larga fetta di voti al Senato. Cosa farà il PD lo sapremo solo domani con la Direzione del partito, durante la quale molto probabilmente la minoranza chiederà anche la testa di Renzi come Segretario di partito.
Se dovessimo andare a votare, il problema nascerebbe dal fatto che ora in Italia sono in vigore due leggi elettorali: l'Italicum alla Camera ed il Consultellum Senato. Votare con due leggi diverse significa rischiare di avere due maggioranze diverse e quindi condannare il Parlamento alla paralisi. Modificare queste due leggi per renderle più simmetriche implicherebbe la nascita di un accordo tra le forze politiche che, dopo il referendum, sono lontane più che mai.
Ovviamente quei partiti che si sono schierati col NO ora passano all'incasso: Grillo chiede di andare al voto subito, anche se con l'Italicum disprezzato dal Movimento 5 stelle, e stessa cosa chiede Salvini, il quale festeggia il risultato twittando "Viva Trump, viva Putin, viva la Le Pen e viva la Lega!".
Oltre la politica è l'economia che potrebbe venire colpita da questo esito del referendum. La comunità economica internazionale ha focalizzato la sua attenzione su otto banche italiane che nei prossimi mesi dovranno procedere a complicati aumenti di capitale. Senza un governo stabile queste operazioni saranno probabilmente molto più difficili.
A poche ore dalla chiusura dei seggi l'euro sembra già soffrire. Lo spread tra i titoli di stato italiani e i bund decennali probabilmente continuerà ad alzarsi come ha fatto nelle scorse settimane, con tutte le conseguenze di rito sulla stabilità del debito pubblico italiano.
Ultima conseguenza di questo referendum sarà probabilmente l'impossibilità di future modifiche alla carta costituzionale. Una Costituzione che ha quasi 70 anni ha bisogno di essere aggiornata e sincronizzata con i cambiamenti che attraversano l'economia e la società moderne? Probabilmente sì, ma forse andranno cambiati termini e contenuti; con un risultato così netto a favore della conservazione, siamo sicuri che la paura di non rispettare la volontà popolare non bloccherà le forze politiche nell'adottare i cambiamenti dovuti nel prossimo futuro?
Tra tutte queste incertezze, tra proclami, vincitori e sconfitti (veri o presunti tali), l'unico dato davvero sensazionale e oltre ogni più rosea aspettativa è stata la grande affluenza ai seggi elettorali, e questa è una vittoria per tutti.
