"Orient" di Christopher Bollen

Le fiere dedicate al mondo dell’editoria sono sempre dei luoghi ideali per trovare spunti per nuove letture. In questi ultimi giorni si è svolta, ad esempio, la trentunesima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, kermesse con una storia illustre, che ha portato alcuni degli autori più noti al mondo. Tuttavia, io non ho potuto parteciparvi; un paio di mesi fa, però, avevo preso parte alla cugina milanese del Salone, Tempo di Libri, molto più giovane e ristretta, ma non per questo meno interessante. Anche Milano infatti ha accolto scrittori da ogni parte del mondo, che hanno scelto questa fiera per presentare i loro nuovi titoli. Il panorama è stato ricco di incontri interessanti, tuttavia l’autore che mi ha colpito di più è stato lo statunitense Christopher Bollen; in Italia è praticamente sconosciuto, per questo la casa editrice Bollati Boringhieri ha deciso di tradurre e pubblicare il suo secondo romanzo, uscito in patria ben 3 anni fa “Orient”, motivo per quale si trovava appunto a Tempo di Libri. Non so cosa sia stato, forse il fatto che all’apparenza Bollen sembrasse l’americano medio, ma la stampa l’ha definito come l’erede di Agatha Christie e Jonathan Franzen, insomma mi ha incuriosito a tal punto che ho dovuto per forza leggerlo, e, come vedrete, non mi sono affatto pentita.

Orient, sulla punta del North Fork di Long Island, affacciata sul braccio di mare che separa l’isola dal Connecticut. Meno famosa del South Fork, quella degli Hamptons, con relativi magnati dello show business newyorchese, attori e scrittori famosi. In questo paradiso marittimo dei falchi di mare, dei pescatori e delle fioriture selvagge, abitato dalle stesse famiglie da molte generazioni, arriva un giorno da New York Mills, un «drifter»,un vagabondo, ex tossicodipendente, ex bambino abbandonato, passato da un affido all’altro. Ospite, in cambio di lavoro, di un signore che possiede una bella casa di famiglia da sgombrare e ristrutturare dopo la morte della madre, Mills viene accolto da subito con molta diffidenza nella comunità locale, tanto più che, dopo il suo arrivo, uno per volta, si cominciano a rinvenire numerosi corpi senza vita. Episodi di violenza mai visti prima nella tranquilla cittadina. Mills, con l’aiuto di Beth, ex artista e moglie in crisi di artista famoso, tornata a Orient dopo anni trascorsi a New York, decide di indagare su una pista parallela a quella della polizia, determinato a capire chi e che cosa c’è dietro il mistero, in una corsa contro il tempo prima che la piccola cittadina finisca per distruggerlo.

Niente da eccepire: Orient è un buon giallo, nel quale a volte ci pare che troppo bolla in pentola (confessioni, segreti, omofobia, ambientalismo, ricchezza e avidità, divari sociali, chiusura, paura dell’altro, problemi di coppia…) ma che l’autore è in grado di far funzionare, in cambio di pazienza e pacatezza nella lettura. Tutti gli ingredienti vengono considerati dalla critica «il ritratto del sogno americano». In realtà, paiono evidenziare pregi e difetti dell’essere umano, indipendentemente dalla sua nazionalità. Proprio come in alcune opere di Agatha Christie, il paragone vediamo quindi non era sbagliato, la sensazione che abbiamo nella lettura è di claustrofobia, come se il paesino si chiudesse su se stesso nella tragedia, non accorgendosi che così facendo non ci sarà scampo.

Christopher Bollen, Orient, Bollati Boringhieri, 2018

 

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