Inutile girarci intorno, il Governo è sotto scacco. La politica si sa, è fatta di tempi comunicativi e su questo la storia italiana ha molto da insegnare, con maestri illustri che ci hanno propinato il nulla con una chiarezza degna del migliore sogno elettorale. Ma Conte, evidentemente, questo non lo sa ed è in ritardo sulla consultazione delle opposizioni in questa seconda fase dell'epidemia.
L'anno zero è l'alba della Seconda Repubblica, con il Cavaliere che, brandendo la sua terza gamba, ammiccava sensuale sulle masse estasiate, tese a bocca aperta ad ingoiare i sussulti erotici del loro capo; in parallelo si susseguivano i maestri dell'altra sponda, che dall'alto delle loro cattedre, rimanevano più ancorati al vecchio stile di inculare con parole dolci sussurrate all'orecchio. Da entrambe le parti si sprecavano scandali, ruberie e fondazioni varie, tutte a scapito della nostra pigrizia intellettuale, che a posteriori chiamammo buona fede. Eravamo vergini e innocenti. Maledetti.
Nostalgia canaglia. A Berlusconi, Bossi, Fini si contrapponevano sostanzialmente D'Alema Prodi e Veltroni, con il Professore a fare da equilibrista nelle mille anime dei partiti di centro sinistra, finché non l'hanno cancellata anni dopo con l'abile mossa di Bertinotti a Presidente della Camera per forzare nel silenzio le brutture di Sistema. Si può dire che il caos e la crisi identitaria e ideologica coincida proprio con l'avvento della Seconda Repubblica, dove si contrappongono due schieramenti apparentemente agli antipodi: neo liberismo e neo socialismo, ma con una confluenza comune verso il centro, data dall'anima cattolica molto presente in Parlamento e che detterà gli equilibri sin da subito, facendo cadere il primo Governo Berlusconi, appoggiando quello tecnico di Dini e plasmando la nascita dell'Ulivo per le elezioni del '96. Insomma, un bel pastrocchio. Ma che duelli! Le campagne elettorali erano appassionanti, i dibattiti televisivi, quei programmi demenziali con tribune elettorali (cit.), le lavagne con i magneti di Emilio Fede (i fuori onda!), con protagonisti che si succedevano come i cambi di nome e coalizione dei partiti: Forza Italia e Popolo delle Libertà da una parte, Ulivo e Partito Democratico dall'altra. Come non menzionare la Svolta di Fiuggi o l'Asinello con il suo eroe di Tangentopoli, Di Pietro.
Ricordi sublimi. Lo scandalo della Cirio, della Parmalat, di Fininvest; la secessione e il pellegrinaggio alla foce del Dio Po, il conflitto d'interesse, il lodo Mondadori, le cooperative rosse, il G8 di Genova, il Ribaltone, i Girotondi, le Feste dell'Unità. E come non menzionare passaggi storici come: "Noi della Lega ce l'abbiamo duro!", oppure che "Un proiettile costa duecento lire" (la Lira!), "Siete solo dei poveri comunisti!". Poesia. E in uno scenario appunto poetico come questo, il Capo dello Stato che benediceva le folle manco fosse il Papa, con quella manina e quella erre moscia che trascinava il viscido in ogni suo discorso. Ma poi venne il banchiere Ciampi e il rigore europeista, e tutto si dovette rifare daccapo: stesse regole, nomi diversi e rimpasto dei protagonisti, con una sola certezza: il mattatore Berlusconi, intorno al quale girava ogni dibattito, dato che era lui a dettare i tempi politici. Ma causa Europa, la pacchia era sostanzialmente finita.
Insomma, una bella frittata in cui, onestamente, il popolo non è che avesse ben chiare le vere divergenze ideologiche dei due schieramenti, tanto che Berlusconi è stato votato anche da un gran parte degli operai e Prodi-D'Alema dalla classe medio-borghese, aprendo una spaccatura identitaria, con la celebre diatriba che la cultura non sta solo a sinistra, per altro ancora in voga come uno strascico dei tempi che furono. Ma parliamoci chiaro, la sinistra italiana nelle sue rappresentazioni pubbliche, ha sempre un po' avuto la puzza sotto il naso, come una sorta di illuminazione intellettuale per pochi eletti che le ha fatto perdere non solo consensi, ma anche credibilità negli anni. Che poi, per carità, si contrapponevano i Gasparri coi Rutelli, i La Russa coi Bertinotti, i Casini coi Mastella, quindi da un punto di vista strettamente di immagine culturale non c'è partita, ma politicamente sono francamente due miserie, diverse per certi aspetti ma simili per altri.
Noi, il popolo, siamo sempre stati innocenti, vittime del nostro voto in buona fede. Non abbiamo mai beneficiato di saltelli nelle varie banche in cambio di liquidità a debito, non abbiamo mai incentivato il lavoro nero, non abbiamo mai beneficiato dei condoni edilizi, non abbiamo mai votato per favoritismi, non abbiamo mai cercato o accettato una raccomandazione; siamo in fondo solo delle brave persone, che ingenuamente venivamo deviati per il tornaconto dei politici che ci hanno preso in giro. Siamo innocenti (o no?) e arrabbiati.
E venne Grillo e il Vaffa Day. Basta politici, basta tecnici, siate giornalisti e politici di voi stessi. Un disastro culturale di portata nazionale, facilitato per altro dalla sempre lucida visione politica del centro sinistra, che con il centro destra agonizzante e non ancora organizzato ideologicamente, partorì Renzi, un brutto ibrido tra la retorica della Prima Repubblica e la spocchia della Seconda, aprendo l'era dei nuovi slogan e dell'azzeramento del dibattito politico, spianando di fatto la strada a Grillo prima, a Salvini e Meloni poi. Con il PD che al solito non prende mai posizioni, vivacchia come può, tira a campare alla meno peggio. Attualmente abbiamo un Governo che onestamente non rispecchia il Paese, bisogna avere la forza di ammetterlo; è un governo ridicolo, nato dalla scissione della Lega, il cui posto è stato preso dal PD, cioè due partiti diametralmente opposti. Lo so, si può fare e cronologicamente ha senso, ricordo i pentastellati che non avevano preferenze sul partito di Governo, ma cosa mi rappresenta sta cosa che non hanno ideologie? Le ideologie sono fondamentali, ancor di più oggi che si ragiona e si legifera a livello europeo. Come possiamo affrontare i cambiamenti senza avere le basi di sintesi, di relazione, una visione a medio e lungo termine, delle priorità sociali, delle politiche sul lavoro e sull'istruzione? Su cosa basiamo la crescita, la decrescita o la nostra sopravvivenza? Questa emergenza sanitaria è una tragedia per qualunque Governo, ma nel nostro caso sembra la pietra tombale sul nostro presente e, di conseguenza, sul nostro futuro. Siamo in balìa della staticità di una maggioranza che, tolte le divergenze PD 5 Stelle, si regge sui capricci di Renzi, e di un' opposizione ignorante, becera e collusa, che raccoglie la rabbia delle piazze. Sulle piazze farò un articolo a parte.
Sono rimasti solo gli slogan fini a sé stessi. Prima gli italiani può anche starmi bene, ma che cazzo significa nella pratica? Madre-donna-cristiana non mi toglieranno i diritti, ok, ma di che diritti parli? Chi mette in discussione la famiglia tradizionale? Cosa vuoi fare per la famiglia tradizionale? E dall'atro lato, i giovani sono in sofferenza, ma cosa cazzo volete fare per loro? I laureati sono delle eccellenze che non devono emigrare, ma sono risorse preziose per ripartire: come cazzo avete intenzione di inserirli? Come pensate che le aziende ripartano e assumano? Insomma, cosa volete fare e su cosa ruota il dibattito politico?
L'alba di una nuova Repubblica sembra ormai figlia di un'altra era geologica, spazzata via con la scusa dell'europeismo e della crisi del 2008, vissuta da noi come fossimo entità a sé stanti, senza entrare veramente nel merito e nel dibattito di un mondo che inevitabilmente è cambiato e continua a farlo con la velocità dei nuovi mercati, della tecnologia e di questa pandemia che sembra eterna e che ci sta mangiando lentamente, lasciandoci in una penosa agonia. Siamo nati morti, e temo che staccheranno la spina al termine di questa pandemia.
Che la Troika sia con voi, oh anime innocenti.
