Già da domani a Bolzano e poi giorno dopo giorno, in tutta Italia, arriverà il momento più temuto dagli adolescenti: il ritorno tra i banchi di scuola.
Avete letto bene: scuola, e il titolo è ovviamente provocatorio. Sì perché, a pochi giorni dal suono della campanella, compare un breve articolo sull'Huffingtonpost dove la giornalista e scrittrice Franca Leosini, intervistata da Giovanni Floris, riflette sulla televisione come mezzo di diffusione ed in seguito regressione della conoscenza della lingua italiana.
Giustamente la Leosini accenna ad un mezzo di comunicazione di massa ormai presente nelle case di ogni italiano, ma non si addentra in quello che risulta essere il vero problema nazionale: se l'analfabetismo strutturale (ossia non saper leggere e scrivere) ormai sfiora la soglia del 5%, quello funzionale riguarda quasi l'80% della popolazione (dato ISTAT 2016).
L'analfabeta funzionale è colui che si trova al di sotto del livello minimo di comprensione nella lettura e nell'ascolto, che è incapace di ricostruire ciò che ha appena ascoltato, letto, o guardato in tv, tra amici o banalmente su internet. In pratica è una condizione in cui persino la complessità relativa della realtà gli sfugge: di essa "registra" soltanto alcuni accenni oppure segni e segnali netti ma semplici, lampi di parole e di significati che però, una volta percepiti, vengono "registrati" senza alcuna organizzazione logica, razionale, riflessiva.
Quel che più rende drammatica la situazione è che include persone che non si sono nemmeno rese conto di aver perso questa capacità, e quindi non lo vedono come ciò che è: un grave problema.
Pensando banalmente non solo alla televisione ma anche a tutti i messaggi che ci riempiono la vita di ogni giorno (dai cartelloni pubblicitari alla diffusione dell'informazione via web) le conseguenza appaiono immediatamente drammatiche: tre quarti dei nostri concittadini non riesce più a oltrepassare la soglia di analisi o di un qualsiasi messaggio o discorso.
Se non bastasse, nel giro di poco tempo, abbiamo perso due figure fondamentali di riferimento sia per l'analisi sociale dell'analfabetismo funzionale sia per l'importanza della lingua italiana: Zygmunt Bauman e Tullio De Mauro . Per coloro che cercavano in extremis di salvare la lingua italiana, si sono perse le due figure di riferimento di intellettuali dalla forte capacità analitica, ma soprattutto capaci di comunicare in modo efficace con il mondo, perché abili a comprendere perfettamente lo status della realtà che li circondava. Citando quello che notava De Mauro già nel 2011 in merito ai nostri concittadini:
"più del 50 per cento degli italiani si informa (o non si informa), vota (o non vota), lavora (o non lavora), seguendo soltanto una capacità di analisi elementare: una capacità di analisi, quindi, che non solo sfugge le complessità, ma che anche davanti a un evento complesso (la crisi economica, le guerre, la politica nazionale o internazionale) è capace di una comprensione appena basilare".
Se poi andiamo a fondo dei dati ISTAT relativi al 2016, solo il 18,6 per cento degli italiani (quasi uno su cinque) non ha mai aperto un libro o un giornale, non è mai andato al cinema o al teatro o a un concerto, e neppure allo stadio, o a ballare. L'unico strumento informativo fondamentale, per gli la fascia over 30, è stata la televisione. A un primo impatto può sembrare irrilevante, ma un tale stile di vita e di cultura abbassa radicalmente il livello e il grado della partecipazione alla vita della società, influenza in modo errato le scelte e gli stili di vita, il voto elettorale. Per semplificare le parole di De Mauro, l'80% della popolazione italiana "reagisce di pancia" ai messaggi dove la realtà si nasconde spesso dietro la passione e i sentimenti istintivi. Il tutto senza mai riflettere sulle questioni in esame.
Secondo gli studi questa forma di analfabetismo funzionale esclude a priori un fattore indispensabile per la crescita del singolo e della società: la capacità di formulare e comprendere un discorso.
L'evoluzione tecnologica data dai nuovi media ha per altro influito non solo sul nostro Paese ma su tutto il mondo occidentale: ormai in pochi utilizzano un ragionamento proprio e si focalizzano sul messaggio letterale, ma basano la loro vita sul "tutto e subito" ossia sulle emozioni e sul messaggio iconico nato appunto dalle nuove tecnologie.
In realtà una soluzione rapida a questo problema ci sarebbe: tornare, appunto, tra i banchi di scuola e recuperare delle doti che con il tempo e l'abitudine sono venute a mancare.
Tuttavia in questo senso emerge un altro problema molto diffuso e prettamente legato a smartphone e social media: se già un dato è allarmante, il 20% dei laureati italiani rischia l’analfabetismo funzionale e la percentuale sale al 30% tra i diplomati, abbiamo anche un netto declino della lingua italiana tra gli studenti stessi.
Non a caso, all'inizio dell'anno, è partita una “Lettera aperta” di denuncia firmata da quasi 700 docenti universitari che richiedono una maggior attenzione a partire dalle scuole dell'obbligo:
alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente.
E la riprova sono centinaia di tesi, esami universitari e temi liceali che presentano dalle "banali" abbreviazioni da sms/chat, ai molto più gravi errori ortografici che, dalle scuole primarie sarebbero da sapere, punto.
Purtroppo quindi, non c'è da stupirsi se l'intervento di Franca Leosini fosse incentrato sul mezzo televisivo (tra il 1954 e il 1968, la Rai si è impegnata nell'opera di alfabetizzazione degli italiani, che all'epoca erano circa il 77%, con programmi come "Non è mai troppo tardi"), tuttavia nell'ultimo decennio abbiamo assistito ad un progressivo declino sia grammaticale che discorsivo che colpisce l'80% della popolazione sì, ma quel che è peggio le nuove generazioni, che non conosceranno forse mai la grammatica pulita di una lingua ricca come l'italiano.
E se su Facebook le pagine ironiche ormai si sprecano io, da mancata professoressa di italiano, lancio un appello per i lettori di tutte le età:
"imparate ad utilizzare in modo corretto la punteggiatura, coniugare i verbi, scrivere la parola soqquadro, e poi, una volta imparato, provate a formulare un discorso che includa la parola deambulare o concernere".
Perché sì, il cambiamento questa volta può venire solo da voi.
