Alla scoperta della Corea

Dopo più di un mese a gironzolare in uno dei paesi più difficili e meno organizzati in questa parte di mondo, accolgo la Corea come una piccola oasi felice e tranquilla in cui rilassarmi e vivere con meno preoccupazioni, tanto che arrivo come al solito senza aver prenotato nulla con solo l'indirizzo di un ostello economico in mano.

Questo mi porta a  scoprire, a mie spese, che molte strutture non hanno la reception 24 ore su 24 ed essendo mezzanotte trovo la porta chiusa e nessuno che me la possa aprire o fornirmi un qualche genere di giaciglio.

Normalmente una persona sarebbe preoccupata e/o in preda al panico di fronte a questo ma, dopo tutti questi mesi in paesi che non offrivano nulla in quanto a servizi e comodità, nemmeno alzo un sopracciglio, prendo il primo taxi, mi faccio portare in un altro posto che a sua volta è anche chiuso ma sulla cui porta spicca un numero di telefono che prontamente chiamo con il telefono del tassista, il ragazzo arriva ad aprirmi ed il gioco è fatto. Semplice no?

Siccome il clima è freddo e a Seoul in ogni caso dovrò tornare tra un mese, decido di non vedere nulla e passare direttamente alla tappa successiva, la città di Jeonju dove si trova anche il famoso Hannok village, ovviamente famoso per i viaggiatori informati e per i locali, non è una di quelle cose in cui ci si può imbattere facilmente aprendo una rivista di viaggi o tramite qualche sito internet. Qui trovo un piccolo paradiso etnico fatto di case in vecchio stile coreano e persone che vanno in giro con meravigliosi abiti tipici.

 

Non è un' oasi protetta o un posto in cui il tempo si è fermato, ha un' area prettamente turistica in cui molte cose si trovano lì per ricreare una certa atmosfera, ma devo ammettere che il risultato è assolutamente soddisfacente e ne sono rimasto piacevolmente colpito.

Il cibo locale è la seconda cosa a sorprendermi nell'arco della stessa giornata, che poco ha a che vedere con quello giapponese o con qualunque altra cosa abbia trovato nel sud est asiatico; all'inizio la reazione è stata circa un "ommioddio ma che roba strana mangiano qui???!!" Con sapori molto molto particolari e a cui non ero affatto preparato, specialmente dopo quelli indiani. C0n il tempo però ha iniziato a conquistarmi e adesso sto realmente apprezzando questi strani intrugli.

La seconda tappa è l'isola di Jeju, una delle 7  meraviglie naturali del mondo!

Devo ammettere di aver commesso un errore di calcolo (ma non avrei comunque potuto fare diversamente) venendo quando ancora la stagione invernale era in auge; la natura perde molto il suo fascino durante questo periodo e qui non viene fatta alcuna eccezione trasformando quello che, a breve, sarà uno spettacolo per i sensi durante la fioritura primaverile in un bel posto che però non lascia completamente il segno.

Le foreste che ricoprono gran parte di Jeju sono grigie e spoglie, le montagne mi sono precluse a causa di un piccolo problema ad un piede che mi sono portato dietro dall'India (un ultimo regalo che poteva anche risparmiarsi) e le coste sono bellissime, fatte di roccia lavica a strapiombo sul mare ma che da sole mi permettono di fruire solo di 1/3 della bellezza totale, che è tanto ma mi lascia comunque l'amaro in bocca.

Un motivo per tornarci assolutamente!

Meglio puntare su una città vista la situazione e Busan secondo le raccomandazioni è una perla assoluta ed imperdibile, quindi non vedo l'ora di arrivarci.

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