ANCORA VERITA' PER GIULIO REGENI

7 mesi e mezzo. Il tempo passato dalla scoperta, lungo l'autostrada Cairo-Alessandria, del corpo senza vita di Giulio Regeni, il ricercatore italiano dell'Università di Cambridge rimasto vittima della repressione del governo egiziano del presidente al-Sisi.

Nastorix ha già dedicato spazio alla vicenda, ma dopo quasi 8 mesi ci è sembrato giusto informarci, ed informarvi, su come si è evoluta la vicenda.

SPOILER ALERT: non bene.

Cosa è successo

Giulio si trovava al il Cairo per studiare l’economia e la società egiziane. Il suo lavoro di ricercatore si concentrava sui sindacati indipendenti non riconosciuti dal governo. Questo lo portava a studiare dall'interno la società egiziana scossa dalla crisi economica e politica.

Giulio scompare il 25 Gennaio 2016, viene ucciso il 31 Gennaio ed il suo corpo ritrovato il 3 Febbraio, in un fosso.

Cosa non torna

Le prime incongruenze emergono dalle autopsie effettuate sul corpo di Giulio. Le autorità egiziane, che hanno analizzato il corpo più volte, affermano che i tagli alle orecchie e le unghie mancanti siano state provocate dalla prima autopsia, mentre l'analisi effettuate dalle autorità italiane mostrerebbero come Giulio sia stato torturato per diversi giorni, forse per una settimana intera, prima di morire. Anche la causa della morte sembra non tornare: secondo la prima versione ufficiale degli egiziani è stato infatti un colpo alla testa causato da un incidente stradale a provocare la morte, vedi non a caso il ritrovamento del corpo lungo un'autostrada. Per gli inquirenti italiani invece, il decesso è stato causato dalla rottura della prima vertebra cervicale causata da una torsione del collo.

Chi sono gli assassini

A fine marzo il governo egiziano comunica che gli assassini di Giulio sono stati trovati, rilasciando la sua seconda versione ufficiale. Sarebbero stati 5 criminali, specializzati guarda caso nel rapimento di stranieri, rimasti uccisi durante una sparatoria con la polizia egiziana. Nell'appartamento di uno dei 5 criminali sarebbe stato "trovato" il passaporto di Giulio, insieme ai suoi tesserini dell'università. La comunità internazionale ha subito rimandato indietro questa spiegazione, facendo notare alcune incongruenze: per quale motivo tenersi in casa le prove di un rapimento/omicidio? Perché torturare Giulio per giorni prima di ucciderlo? Chi erano realmente i 5 "rapitori" ormai morti?

Collaborazione

Il 6 aprile è poi arrivata a Roma una delegazione delle autorità egiziane per consegnare agli inquirenti italiani dei documenti relativi all'indagine. L'incontro, dimostratosi inconcludente, ha dimostrato la mancanza di trasparenza delle autorità egiziane, le quali non hanno fornito né i video effettuati dalle telecamere di sorveglianza posizionate nelle vicinanza del luogo in cui è sparito Giulio, né tanto meno i dati della cella telefonica che si trovava nelle vicinanze. Unico risultato concreto dell'incontro è stato il richiamo in Italia dell'ambasciatore italiano in Egitto.

Reazioni

La vicenda è arrivata anche negli states quando, a metà aprile, il New York Times ha rivelato che il governo italiano avrebbe chiesto ai governi europei di fare pressioni sul governo egiziano. Una risposta sembra arrivata dal Regno Unito, il quale ha ufficialmente chiesto un'indagine sull'omicidio di Giulio.

Risposta ben diversa è arrivata invece dal governo francese che, invece di rispettare la risoluzione approvata a marzo dal parlamento europeo che invita tutti i paesi UE a sospendere gli aiuti militari all'Egitto come reazione all'omicidio, ha firmato negli stessi giorni un contratto di forniture militari per il valore di 1 miliardi di dollari.

A fine giugno arriva un'altra reazione della politica italiana. Dopo il richiamo dell'ambasciatore italiano, il parlamento vota il blocco della fornitura di pezzi di ricambio degli F-16 all'Egitto, con i soli voti contrari del centrodestra.

Settembre 2016

Una settimana fa, il 10 settembre, i pm italiani e quelli egiziani si incontrano per la prima volta. Gli egiziani finalmente ammettono che Giulio Regeni per un breve periodo è stato oggetto di accertamenti prima della sua scomparsa a causa di una segnalazione effettuata proprio da un sindacalista con cui Giulio è venuto in contatto durante la sua attività di ricerca. Altro risultato dell'incontro è stata la consegna dell'analisi, effettuata dalle autorità egiziane, delle celle telefoniche limitrofe alle zone della scomparsa e del ritrovamento del cadavere.

Questo stesso week-end arriva poi dal The New Arab la notizia secondo cui il governo egiziano stia preparando un capro espiatorio, forse un alto funzionario della polizia, che possa mettere fine alla vicenda e togliere il presidente al-Sisi e le autorità egiziane dall'impiccio, esigenza questa sempre più pressante visto il rifiuto, da parte di alcuni leader politici internazionali, di incontrare il presidente egiziano durante l'ultimo G20, proprio a causa delle ombre che coprono ancora la vicenda.

In Egitto le persone continuano a sparire ed i diritti a venire calpestati. Chiedere verità per Giulio è un atto di protesta dovuto contro quei governi occidentali che preferiscono dittature laiche, propense agli scambi commerciali, alle dittature religiose stile Stato Islamico.

Chiedere verità per Giulio è un modo per ribadire ancora che la verità ed i diritti non hanno prezzo. Se non quello che Giulio ha già pagato.

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