"Cari mostri" di Stefano Benni

Il 13 maggio è uscito il nuovo libro di Stefano Benni, Cari mostri. Ascoltando le voci di corridoio non sembrava che una piccola virata verso il mondo dell’orrore, pur tenendo ben saldo il lessico e lo stile unico di Benni. Ero già ero immersa nella lettura dei 25 racconti quando ho trovato una registrazione della prima presentazione ufficiale, quella al Salone Internazionale del Libro di Torino. Mi sono trovata obbligata a ricominciare da capo, con uno sguardo diverso. Conosco Stefano Benni quasi maniacalmente, compro ogni suo libro, seguo la sua attività teatrale e cinematografica, insomma non ho una laurea in bennologia, ma mi ci avvicino. Eppure, questa volta, ho fatto male a fidarmi delle poche righe di riassunto che Feltrinelli gli dedica in fondo al libro. Ho quindi rimesso gli occhi sulla prima pagina del primo racconto - Cosa sei? - e quegli stessi occhi mi sono letteralmente caduti fuori dalle orbite:Ho sempre amato con paura quel quartiere della città vecchia che si chiama Alp”. Qualcosa non quadra, amato con paura? Signor Benni, mi dica di più.

La paura si ama? E i mostri? Perché ci sono cari? E tutti i suoi personaggi tra il reale e il fantastico? Non sono tutti mostri anche loro?

A questo punto della recensione normalmente dovrei parlarvi del libro, delle storie avvincenti che contiene, della bellezza dei racconti in esso contenuti ma… non posso.

Non posso perché ci sono 25 racconti, completamente diversi l’uno dall’altro, non tanto per stile, quanto per personaggi, emozioni, morale, punto di vista e tutte cose che, normalmente, anche nelle raccolte, risultano invece abbastanza lineari. Vi è tuttavia più di un filo che collega i racconti. Come una tela di ragno, come un destino intricato dal quale volente o nolente non possiamo scappare. Come dai nostri cari mostri. Questo filo parte dalla banale citazione di opere di musica classica come la Settima di Beethoven, passando per lo stravolgimento delle favole per bambini in chiave horror, attraversando l’Acheronte della trasposizione nel quotidiano per approdare a quello che è il vero intento di Benni nello scrivere queste frasi. Smascherare i mostri, certo, ma anche noi stessi.

Ci aveva già provato un tale, Edgar Allan Poe, circa un secolo e mezzo fa con i suoi Racconti del mistero, dell'incubo e del terrore, dove non solo le paure escono direttamente dall’animo dei personaggi, ma si umanizzano, diventando appunto come i mostri del nostro Benni. E se nella scrittura di Poe l’irrazionale, l’orrido, l’ignoto esprimono l’incertezza e l’assurdità del mondo esterno, è anche da notificare che durante la lettura ci si trova come in un labirinto, dove c’è un mostro che non abbandona più la preda.

Riprendendo le parole dell’autore durante le presentazioni innanzitutto dovremmo chiederci: chi è il mostro? Perché nel libro vi sono ovviamente stravolgimenti in perfetta sintonia con il romanzo dell’orrore, ma che non giocano il classico ruolo nella suspense ma che, anzi, capovolgono completamente il punto di vista del lettore. Che si trova spiazzato e siccome spesso ciò avviene proprio nella conclusione, sembra quasi che Benni voglia passare la patata bollente a chi legge, quasi a dirgli “adesso pensaci su un po’ tu che io ho già svelato abbastanza”. Quindi ok, ora ci troviamo a sapere che il mostro esiste. Ma è come se ci trovassimo sempre di fronte a una porta, che ci divide da esso. Dopotutto i mostri di cui si parla non sempre sono tangibili, io posso sempre chiudere il libro, spegnere la tv, disattivare il computer e sono a posto. Ma se riflettiamo, non è che il mostro chiuso fuori dopo un po’ si annoia e se ne va. Potrebbe succedere, ma da quanto ho capito dal libro, i mostri sono ostinati, cocciuti, astuti e anche un po’ infami. Quindi che fare? Io so che c’è il mostro. So che rinchiuderlo o ignorarlo non mi aiuterà a sconfiggerlo, anche perché – breve spoiler – spesso esso assume le sembianze di qualcuno che mostro non sembra, anzi. Oddio signor Benni che faccio?
E Stefano Benni risponde sereno: bisogna affrontarli. I mostri, dentro o fuori di noi, non se ne andranno se non grazie alla nostra capacità di scontrarci con essi. Ma niente armi, niente sangue, niente fatture di grazia! I mostri li dobbiamo guardare, capire, studiare, rifletterci e farci la pace, renderceli cari appunto, riconoscere che, volenti o nolenti, di loro non possiamo fare a meno. Forse mentre parla al microfono di fronte ad un centinaio di persone ha in mente soltanto Francisco Goya con "El sueño de la razón produce monstruos" ma non ho il coraggio di chiederglielo. E questo mio timore mi fa capire che ci siamo dentro tutti fino al collo: più ci agitiamo più restiamo ingarbugliati in quei fili ostinati, più temiamo e più resteremo paralizzati dal terrore, più ci angosciamo meno possibilità avremo di uscire dal labirinto, più ci dimeniamo più i mostri ci noteranno e ci divoreranno. Quindi un bel respiro e via, guardiamo negli occhi la bestia.

Perché fermandoci un istante scopriremo anche che in fondo ognuno di noi rifugge la paura ma al contempo la ama da impazzire, poiché, biologicamente parlando, è l’arma che il nostro cervello ci ha dato per la salvezza in caso di pericolo. Quindi tanto vale che Benni si prenda la briga di cercare di metterla nero su bianco, parola dopo parola, con sospensioni, racconti brevi, piccole divagazioni ironiche. Proprio per darci una mano e un consiglio: forse solo così, con la letteratura, possiamo fronteggiare un sentimento così grande ma al contempo così utile senza restare feriti a morte.

Poi fate pure come meglio credete, potete lasciarla chiusa la porta, non guardare sotto il letto, spegnere i vostri cervelli, nascondere tutto sotto il tappeto, credere che la vostra anima sia pura, bellissima e meravigliosa. Personalmente io me la rischio, seguo il consiglio di Benni, e mi lancio a mente lucida verso quegli adorabili mostri che vivono fuori e dentro di me.

«Resisterò a questa vista?» «Questo non posso dirglielo» disse l’Uomo dei Quadri
«Forse non resisterò, » disse Eddie «ma è giusto così. »

Per ogni informazione sulle prossime presentazioni del libro potete consultare il sito del "lupo" Stefano Benni

Cari Mostri2015, Feltrinelli Editore, Milano.

Illustrazione di Luca Ralli

 

 

 

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