Circe, la maga divenuta famosa soprattutto grazie all'Odissea omerica, è un personaggio che ci è sempre stato descritto da un punto di vista maschile e mai dal suo. La maga, o meglio la dea, dell'Odissea compare infatti non solo nell'opera omerica ma anche in numerose leggende e miti più recenti. In nessun caso però Circe è la protagonista della vicenda e non capiamo mai fino in fondo cosa la spinga a compiere le azioni per cui è diventata famosa.
Madeline Miller, esperta di mitologia, la fa assurgere invece a protagonista indiscussa del suo romanzo e, oltre a raccontarci cosa accade prima e dopo la vicenda omerica, ci descrive i pensieri, le sofferenze, l'evoluzione interiore, le gioie e le consapevolezze a cui approda la dea, che daranno luogo alle azioni che già in parte conosciamo.
TRAMA
Circe è la figlia del dio Helios, il sole, e della ninfa Perseide. Fin da piccola è molto diversa dai suoi fratelli, dalle sue sorelle e dai genitori. Ha un carattere difficile, un aspetto fosco e un temperamento molto indipendente. Questi suoi atteggiamenti le attirano addosso le battute e lo scherno dei suoi fratelli, che si divertono a prenderla in giro e a farle i dispetti. A differenza di loro e dei suoi genitori, Circe è molto emotiva e sensibile alla sofferenza, soprattutto a quella dei mortali. Per gli dei questi ultimi sono giocattoli nelle loro mani, con i quali divertirsi e dei quali non curarsi. Per Circe invece la loro sofferenza è qualcosa di angosciante. Quando si rende conto che i suoi comportamenti ingenui e quelli del padre potrebbero causare sofferenza ai mortali, ne è profondamente turbata. In un primo momento non capisce cosa sia quella sensazione che gli altri dei non provano: "Avvertii qualcosa torcersi nel petto, come quando si strizza un panno". È la vicenda di Prometeo a farle acquisire una nuova consapevolezza.
Prometeo, titano amico dell'umanità e amante del progresso, ruba il fuoco agli dei per donarlo ai mortali. Colto in flagrante dagli dei viene incatenato ad una rupe e costretto a subire torture da lì all'eternità. Mentre nessuno sembra essere turbato dalla punizione, Circe ne è scioccata e decide di aiutare Prometeo a dissetarsi. Questo suo piccolo gesto, che non avrà grandi conseguenze sul povero titano, viene però caricato di grande potenza: è il primo gesto ribelle di Circe, è un gesto rivoluzionario: è il primo passo verso l'emancipazione della dea.
Circe successivamente si innamora di un mortale: Glauco. In un primo momento le cose sembrano andare bene tra i due. Lui però è destinato ad invecchiare e infine morire e Circe non lo sopporta. Cercando di porre rimedio alla finitezza dell'amato, Circe si cimenta nella preparazione dei suoi primi pharmaka, le pozioni magiche. La dea ricava da alcuni fiori un liquido capace di fare miracoli: questo riesce a rendere Glauco un dio immortale, ma ne fa emergere anche la vera natura, quella di una persona tracotante, insensibile e incline agli eccessi tipici delle altre divinità. Finirà con l'innamorarsi di Scilla, una ninfa alla corte di Helios, e le chiederà di sposarlo. Circe rimane profondamente ferita dal gesto e la travolgente gelosia nei confronti di Scilla la porta ad odiarla a tal punto dal volerla punire, trasformandola nel famigerato mostro. Ed ecco che scopriamo dunque anche la genesi dell'essere che poi dovranno fronteggiare i compagni di viaggio di Ulisse nell'Odissea.
Zeus però è preoccupato dei poteri e dal temperamento di Circe e per questo, d'accordo con Helios e le altre divinità, la costringe a vivere segregata e in completa solitudine sull'isola di Eea. È da questo punto in poi che ha veramente inizio la rivoluzione interiore della dea. Assistiamo infatti ad una lenta e progressiva crescita e presa di coscienza. Da ragazzina bistrattata a donna consapevole delle proprie capacità. Circe inizia a acquisire tutte le competenze di cui ha bisogno e che desidera padroneggiare e i risultati che ottiene contribuiscono ad aumentare la sua autostima e il suo senso di auto-efficacia. Impara a distinguere tutte le piante dell'isola e le loro proprietà, impara a sfruttarle, si rende conto di saper addomesticare le bestie feroci e di poter parlare con loro. E mentre si consolida questa sua nuova personalità, l'isola che prima considerava alla stregua di una prigione, diventa per lei un regno.
È sempre attraverso gli occhi della dea che conosciamo Ermes e veniamo aggiornati sulla loro relazione. In seguito facciamo la conoscenza di Dedalo, grande scultore, architetto e inventore che abbiamo incontrato anche nell'Eneide. Assistiamo alla sua morte, insieme al figlio Icaro, per aver volato con le ali di cera troppo vicino al sole.
Riviviamo il mito di Arianna e del minotauro, del labirinto di Cnosso, tutto dal punto di vista di Circe. Circe infatti è la sorella della madre del minotauro e viene chiamata a fare da ostetrica per la nascita del mostro.
Il fil rouge che lega tutti gli avvenimenti della vita di Circe è però la sofferenza per i mortali ai quali lei tiene tanto. Icaro, Dedalo, Arianna, le vittime del minotauro, le vittime di Scilla: sono tutti morti che non lasciano indifferente la coscienza della dea. Soprattutto le vittime di Scilla pesano come macigni sulla coscienza di Circe, poiché il mostro è una sua creazione e lei non se lo perdona.
Tornata all'isola di Eea, Circe continua ad imbattersi in marinai, tra cui Giasone, che sbarcano sulla sua isola. Avendo a cuore i mortali ne sottovaluta la malvagità e, colta alla sprovvista ed esterrefatta dal loro comportamento brutale, viene violentata.
In seguito al trauma il carattere della dea si inasprisce. Diventa diffidente e ostile ed è per questo che comincia a trasformare in porci tutti gli umani ingrati che, sbarcando sull'isola e chiedendo asilo, finiscono per tentare di violentare Circe e le ninfe. Tra i viaggiatori, come sappiamo, arriva anche Ulisse. È lui che con le sue attenzioni e il suo affetto farà ricredere la dea sui mortali. Ulisse le racconta del suo viaggio, di Penelope, di Telemaco e del suo regno. La dea ama profondamente Ulisse e i due hanno una storia d'amore appassionata. Ulisse però ha ancora molte avventure da vivere e Circe lo sa e per questo lo lascerà andare via, senza dirgli di avere il loro figlio in grembo, Telegono.
Circe è una madre troppo apprensiva che dedica attenzioni spasmodiche a suo figlio, anche per colpa di una profezia nefasta che la costringe a prendersene cura in maniera soffocante. Inevitabilmente Telegono, ormai adolescente, si ribella a lei e al suo amore opprimente e parte alla ricerca del padre, finendo tuttavia per ucciderlo così come era stato profetizzato. Telegono torna quindi a Eea, accompagnato da Penelope e dal fratellastro Telemaco, i quali, avendo la vita distrutta a causa della morte di Ulisse, chiedono aiuto a Circe. Il finale è un bellissimo colpo di scena, molto potente e carico di significato.
STILE E RITMO
Lo stile della Miller è semplice e scorrevole. Descrive i personaggi e le cose quanto basta, senza mai dilungarsi troppo e senza ricorrere a virtuosismi o a espedienti retorici particolari. La prosa è sobria e lineare, mai pesante o ampollosa. La lettura risulta quindi piacevole e distesa.
Il ritmo è piuttosto serrato, nonostante la vicenda possa essere percepita come "a episodi". La storia ovviamente è unica, ma Circe attraversa diverse situazioni, molto diverse tra loro, che possono essere lette come episodi slegati l'uno dall'altro se non fosse per l'evoluzione interiore della maga. Per questo sarei propenso a descrivere Circe come un romanzo character driven poiché gli avvenimenti narrati sono solo lo scheletro sul quale viene costruita l'evoluzione della protagonista, vero fulcro della storia. I singoli episodi tengono alta l'attenzione, mentre sullo sfondo avviene la trasformazione interiore della dea, che attraversa la narrazione in tutta la sua interezza.
TEMATICHE
Le tematiche che emergono nel romanzo sono molteplici, come si può evincere dalla trama. Il tema che racchiude tutti gli altri è sicuramente l'evoluzione interiore della protagonista, che passa da essere una bambina schiva e sottomessa a dea potente, temuta e sicura di se stessa. Questo processo ci viene descritto con un'abilità straordinaria. La grandezza della Miller sta proprio nel descrivere questo lento processo psicologico di trasformazione, che alterna fasi in cui una Circe ingenua e sprovveduta si mette alla prova e, tentativo dopo tentativo, costruisce la sua autostima, la sua auto-efficacia, il suo coraggio, la sua consapevolezza, fino a diventare una donna libera ed emancipata. Proprio per questo Circe è stato più volte definito un romanzo femminista.
Questa evoluzione passa attraverso, come abbiamo già visto, la ribellione, la solitudine, l'emancipazione e la lenta e costante costruzione di nuove e solide basi sulle quali costruire un carattere forte, ma allo stesso tempo sensibile ed emotivo. Il raggiungimento della libertà di Circe, coronato dalla scelta che prende nelle ultime pagine del libro, configurano la dea come l'eroina del femminismo, indipendente e realizzata senza l'aiuto di nessun uomo. Nonostante trovi questa definizione un po' grossolana e superficiale (femminista non è necessariamente colei che fa a meno di una figura maschile), considero estremamente ben scritta la trasformazione interiore della protagonista e molto verosimile il processo che ne scatena l'innesco e ne costituisce il motore.
La Miller non ci racconta di una donna perfetta e vincente, ma di una donna reale, problematica. Una donna osteggiata dalla famiglia che, fin da piccola, è costretta a cavarsela da sola. Una donna che non si arrende e plasma il proprio carattere attraverso mille difficoltà, fino ad arrivare addirittura ad essere abusata. Una donna che non segue un regolare e costante percorso di miglioramento, ma che cade continuamente, e continuamente si rialza facendo tesoro delle cadute. Esempio di resilienza, tenacia e spiccata sensibilità da cui tutti dovremmo prendere esempio.
CONCLUSIONI
Circe è il perfetto connubio tra romanzo fantasy, mitologico, d'avventura e romanzo introspettivo. L'accuratezza con cui la Miller ci descrive l'evoluzione interiore della dea è sicuramente uno dei punti di forza del romanzo, insieme alla trama che ricalca fedelmente i miti e le leggende legate alla figura di Circe. La prosa scorrevole e il ritmo accattivante completano l'opera e ne facilitano la lettura. Un libro promosso a pieni voti che consiglio anche ai non amanti del genere poiché di generi, al suo interno, ne sono racchiusi molteplici grazie alla grande abilità dell'autrice.

Veni, vidi, Nici, e poi tinculano la bici.