Dalla Persia in quartina: Umar Khayyam

Dopo anni di silenzio postale, ricevo una lettera. Lara mi informa del suo stato di salute, rassicurandomi sulla sua vita da corsara, senza telefono o internet per mantenere vivo il suo spirito guerriero, spinto dal vento delle antiche passioni. Non mi convince, tanto che il suo sembra un tentativo vano, che mi angoscia ancor di più. La lettera effettivamente è affrancata in una lingua a me sconosciuta, e lei dichiara di essere felice in viaggio, le manco, ma sostanzialmente dice di volermi dimenticare e io dovrei fare altrettanto. Sedotto e abbandonato per l'ennesima volta. Nel mezzo del bicchiere di vino, colmo di tristezza, Dick emerge con la sua arguzia: "Sicuro che l'abbia davvero scritta lei? Conosci la sua calligrafia? Ormai siamo rimasti solo noi due a scrivere ancora a mano". Angoscia stringimi il petto. "Ma dai basta con ste paranoie! Sarà andata alla scoperta delle sue origini persiane! Prenditi Margot e vattela a riprendere, così ti fai anche un bel giro in moto!" Lloyd ha ragione. "Sempre a bere quando la vita ti sfugge tra le mani! Cavalca la vita, monta in sella e parti!". Dick però, alzando il calice in posa statuaria,  è categorico: "Poichè nessuno risponde, ahimè, del domani, allieta dunque, oggi, questo triste cuore. Vino bevi al chiaro di luna, luna, ché la luna molto ancor brillerà e noi non troverà sulla terra". Ah! Le quartine del Persiano! Ebbene sì, oggi parlo di Umar Khayyam.

Ovviamente il suo nome completo non è certo Umar Khayyman, essendo nato nell'antica Persia nel 1048, in quello che oggi è l'Iran. In antichità l'Oriente e l'estremo Oriente, erano il fulcro della matematica, dell'astronomia e delle scienze, mentre in Europa si navigava in alto Medioevo con tutte le nefandezze che abbiamo visto più volte anche su questa rubrica. Certo, bisogna comunque tenere conto della violenza che accompagna l'epoca, non solo in Europa; le guerre sono violente, i turchi spingono per contrapporsi all'egemonia cattolica e il libero arbitrio, così come la ricerca, sono banditi un po' ovunque laddove la religione cerca di imporsi come unica voce di verità. Insomma, cattolici e islamici, hanno cominciato presto a martoriare la cultura e i poveri studiosi, molti dei quali uccisi o torturati nelle forme più varie. Attualmente stiamo cavalcando le nostre origini contrapposte e la nostra cultura, quindi non parlate di nuovi barbari o identità da difendere, il cammino prosegue seguendo logiche centenarie. E noi nel mezzo tra fanatici delle fazioni opposte, senza dio e senza gloria, piccoli eroi nelle occasioni perse. Ma torniamo al nostro amico.

Essendo un personaggio antico e per noi lontano, le notizie biografiche si contrappongono col mito, comunque pare che sin dalla gioventù emerga il suo spirito di studioso. Si interessa di matematica, algebra e diviene presto un punto di riferimento per quello che oggi verrebbe definito il mondo accademico; giovanissimo, poco più che ventenne, scrive il suo trattato più noto "Trattato sulla dimostrazione dei problemi di algebra". In pieno fermento culturale e sociale, derivante dalle invasioni turche, il nostro amico riesce a continuare i suoi studi grazie alle protezioni delle più alte cariche politico-religiose del tempo. Parallelamente agli studi matematici, svolge anche studi astronomici, fonda un osservatorio astronomico e si dedica alla stipula di un calendario, che risulta essere alquanto efficace, ma estremamente complicato per l'epoca in cui vive. Ovviamente continua la repressione religiosa, che non vede di buon grado l'avanguardia scientifica, e la sua vita è una continua ricerca di protezione. Ma i suoi studi algebrici e matematici sono a dir poco strepitosi, geniali, tanto da anticipare di secoli tutte le problematiche che assilleranno gli studiosi rinascimentali europei. Sicuramente Umar è un genio, ma non si limita a crogiolare su se stesso, no, continua frenetico a studiare, immaginare l'universo, cercare di capire relazioni cubiche, elementari tanto da essere incomprensibili in un'epoca di buio della conoscenza fisica. La sua musa, come tutti i maledetti che si rispettino, è un vizio: il vino. Attraverso il sacro nettare degli dei, si illumina nell'oscurità dei limiti umani, influenzato dalla cultura ellenistica e dei miti antichi, trova slancio di sublime gaiezza e forte critica sociale, regalandoci dei versi ancor geniali: le mitiche quartine. La scrittura è per lui un diletto tra lo studio e il vino ed incredibilmente, dopo una vita passata a studiare  e a dare risposte importanti in campo scientifico, ancora oggi viene ricordato per i suoi versi alcolici, al centro di dibattiti storico-culturali.

L'arte è la forma più alta di rivoluzione intellettuale e la sua eternità vince sempre sul male.

[Attenzione: La voce narrante di chupiti d'annata è un personaggio fittizio, così come tutti gli altri personaggi che interagiscono nel breve intreccio della rubrica, tutti liberamente tratti da film cult. Gli episodi sono frutto della mia fantasia, senza alcun legame con la realtà, pertanto rilassatevi e godete di questo chupito. Se è la prima volta che vi imbattete in questa rubrica e vi appassiona la parte romanzata, vi invitiamo a seguirla dal suo primo capitolo che potete trovare qui]

 

 

 

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