[Attenzione: La voce narrante di seguito è un personaggio fittizio, così come tutti gli altri personaggi che interagiscono nel breve intreccio che segue, tutti liberamente tratti da film cult. Gli episodi sono frutto della mia fantasia, senza alcun legame con la realtà, pertanto rilassatevi e godete di questo chupito. Se è la prima volta che vi imbattete in questa rubrica e vi appassiona la parte romanzata, vi invitiamo a seguirla dal suo primo capitolo che potete trovare qui]
Nonostante il successo e relativa ricchezza, non ho mai abbandonato il mio appartamento in affitto in centro; sarà per le abitudini ormai acquisite di botteghe e locali, stare nel mezzo del campo di battaglia come fonte di ispirazione o, semplicemente, la pigrizia di riordinare libri vecchi e nuovi che corredano l'appartamento rendendolo vivo. Comunque sia sono di ritorno da un viaggio, ma un'aria insolita mi accoglie all'ingresso: una pattuglia di carabinieri sul marciapiede e il portone spalancato. Entro, un freddo silenzio traspare dalla corte ancora invisibile allo sguardo, voltando un cadavere sotto il mio balcone resta immobile nella sua silenziosa pozza di sangue. Quella scena, quel viso inerme, tutto quel sangue e quegli sbirri traumatizzano il rientro. Scappo in camera da letto sconvolto, affacciandomi alla finestra fumo una sigaretta. Elogio del mistero, nella finestra di fronte una ragazza sulla ventina si sta cambiando, probabilmente per uscire. Mi vede, si avvicina al vetro, ma non chiude la tenda, comincia a spogliarsi. Esterrefatto dalla scena di poco fa, la mia erezione è alquanto singolare. Mentre fumo lei mi guarda, ammicca; al suo portone, sulla strada, di fronte alla pattuglia il suo ragazzo la aspetta. Che situazione di merda. Uno squarcio di vita ruba paura alla morte, il tempo che per qualcuno si è fermato per altri evoca desideri peccaminosi, vita che scorre nonostante la morte. Stesso istante, stesso luogo, destini diversi. Tremo, sono confuso, completamente immerso in un limbo spazio temporale. Come in un quadro di Picasso.
Pablo, Diego, José, Francisco de Paula, Juan Nepomuceno, Crispin, Crispiano de la Santissima Trinidad, Ruiz y Picasso nasce a Malaga, in Andalusia, nel 1881. Va beh, Pablo, è figlio di un insegnante d'arte, che lo avvicina sin dalla tenera età alla pittura, con risultati sorprendenti; a quattordici anni la sua prima opera esposta ad una mostra a Barcellona viene accolta con un meravigliato consenso della critica. Frequenta la scuola d'arti e Mestieri a La Coruna nel 1891, per poi andare all'Accademia di Belle Arti di Barcellona nel 1895, ma essendo abbastanza irrequieto e agli albori della ricerca, si trasferisce a Madrid per frequentare la prestigiosa Accademia Reale San Ferdinando di Madrid. La sua formazione si consuma al Prado nello studio dei grandi artisti spagnoli del passato, ma insomma, non è mai sazio e continua il via vai tra la Catalogna e Madrid, finché trova la sua stabilità a Parigi nel 1901. Ma cosa lo rende tanto irrequieto? Intanto sono gli anni in cui comincia a trovare il proprio stile, inaugurando il suo "periodo blu" in cui spiccano soggetti pauperistici, dove troneggiano "Pasto frugale" (seppur la tonalità non è quella del blu) e "Poveri in riva al mare".
Successivamente la ricerca lo porta a scaldare la tavolozza, inaugurando il "periodo rosa", legato a soggetti del mondo del circo, dove il calore de la "Famiglia di acrobati con scimmia" ne è l'esplosione più celebre. Una breve parentesi, denominata "epoca negra", è legata alla cultura africana e polinesiana, ancora libera dalle ideologie, incontaminata e incorrotta. Ricordiamoci che questi sono anni rivoluzionari per la civiltà occidentale: in primo luogo sono gli anni della "Teoria della Relatività" ristretta (del 1909) e della "relatività generale" (1913) del genio di Albert Einstein, che per la prima volta nella storia dell'uomo dimostra che spazio e tempo non sono entità assolute scollegate tra loro, stracciando praticamente 25 secoli di riflessioni scientifiche e filosofiche; poi ci si mette anche Henri Bergson che sostiene la teoria dello slancio vitale come energia fondamentale che muove l'universo, un impulso totale verso la creazione di forme e situazioni nuove, imprevedibili, rendendo il tempo non più una successione di singoli attimi ma una durata complessiva universale. Per non parlare della psicanalisi di Freud. Insomma, al mondo si spalancano nuovi orizzonti, mondi paralleli cui l'arte può gettarvisi a tutto tondo.
Ecco, forse l'irrequietezza di Pablo, la risposta ancora da trovare, la ricerca di nuovi orizzonti, o nuovi occhi. Il riassunto della propria ricerca e della propria esperienza, esplode nel 1907 con il celebre "Les demoisellesq d'Avignon". Quest'opera è forse la sintesi del percorso di Pablo, in cui i suoi "periodi" interagiscono tra loro, abbattendo forse il limite temporale, ma anche della nuova vitalità scientifico culturale. Per la prima volta lo spazio viene scomposto, diviene un soggetto al pari delle figure femminili, che ne vengono compenetrate, tanto che la prospettiva e la relativa differenza tra contenuto (personaggi) e contenitore (spazio) viene annullata. Il tempo è un flusso continuo che cambia la percezione della tela sulla realtà, dove non viene rappresentato ciò che è visibile, ma ciò che accade, da tutte le angolature possibili. È Rivoluzione, la nascita del Cubismo e, praticamente, dell'arte contemporanea. Quello stesso anno conosce Braque, l'altro padre spirituale del Cubismo, con il quale approfondisce questa nuova teoria; le prime opere non sono firmate, e la mano pressoché indistinguibile, ma col tempo i due geni prenderanno strade differenti per la sperimentazione, a causa anche del modo di approcciarsi alla tavola, praticamente agli antipodi. Per non confondere l'infinito studio dei piani e dei particolari con l'astrazione, i due artisti cominciano a inserire elementi alfanumerici, facilmente riconducibili alla concretezza quotidiana, passando di fatto dal Cubismo analitico a quello sintetico; in questa fase Pablo, per rafforzare questo concetto, nelle sue opere adotta la tecnica del collage, dove il soggetto oltre che essere reale è pure tangibile; magistrale in tal senso è "Natura morta con sedia impagliata" dove ci mostra altresì la sottile linea di confine tra realtà e rappresentazione. Non è un dettaglio da poco se pensiamo che Pablo è stato il primo a scindere pittura e natura, visivo e rappresentazione; prima di lui la pittura, l'arte classica in generale, era imitatrice della natura, non un entità a se stante. La prima guerra mondiale divide le strade dei due amici: Braque va in trincea, Pablo resta nella Parigi di Getrude Stein. L'apice del cubismo, probabilmente di tutto il Novecento, è raggiunto nel 1937 da Guernica. Qui mi fermo per evidenti limiti culturali, e la forza, la straziante violenza di Guernica non mi sento di affrontarla.
Poi il resto come sempre vien da sé, ma ormai lo sappiamo, tutto il resto è noia

Quando a Gionni va che strane cose fa, lui può spostare tutto col pensiero.
E’ timido e sincero, di tutti tutto sa poichè legge nel pensiero.