"E come ne è venuta fuori la M. con un’idea del genere?” chiede Adriano a sua sorella.
“Non è venuta a lei, te l’ho già spiegato tante volte che le idee sono tutte mie, lei semplicemente me le tira fuori facendomi parlare!” risponde Virginia, sbuffando seccata.
“Ok, fin qua ci siamo. Quello che non capisco…
“Ci deve sempre essere qualcosa che non capisci, vero?”
“Fammi finire… dicevo che quello che non capisco è come una psichiatra pensi di aiutare un’agorafobica chiusa in casa da un anno prendendo per buona la sua idea di mettersi a leggere saggi per capire come è fatto il mondo!”
“I saggi e i libri di questo genere a cosa dovrebbero servire quindi secondo te?” Virginia è sempre più seccata pur capendo naturalmente dove il fratello minore vuole andare a parare – anzi, proprio per questo.
“Ma dai Virgi lo sai che dovrebbe piuttosto aiutarti a provare ad uscire di...”
“...ed ecco che ci risiamo di nuovo, cazzo!” sbotta finalmente la ragazza. Adriano capisce l’antifona.
“...D’accordo, ok, va bene… va bene.” alza le mani in segno di resa e abbassa il tono della voce in segno di pace. “..e da cosa comincerai?”
Virginia sorride affettuosamente, grata per il suo sforzo di accettare la situazione senza giudicare, non troppo almeno.
“Ho visto Paolo Mieli in tv oggi…”
“Fantastico, ti aspetta una lettura appassionante…”
“Cosa ne sai tu di come scrive?”
“E cosa ne sai tu di come scrive?”
“Niente...e lo voglio scoprire. Ho fatto una ricerca sul sito della biblioteca per vedere quali libri suoi abbiano… e dovresti andare tu a prenderlo…
“Questo, non so bene perché, lo immaginavo. Titolo?”
L’arma della memoria – Contro la reinvenzione del passato è un saggio del 2015 di Paolo Mieli, giornalista, già direttore de Il Corriere della Sera ed RCS libri, da sempre occupato in studi e ricerche in ambito storico. Suo intento più volte rivelato è quello di studiare la Storia con l’intento di spogliarla dalle falsificazioni, dalle “reinvenzioni” come da titolo di questo libro, di qualsiasi ordine esse siano, anche il più scomodo come quello politico. Questo lavoro rappresenta un ulteriore sforzo in tal senso.
Il testo è diviso in tre chiare sezioni dai titoli rivelatori: La memoria adulterata, La memoria frantumata e La memoria manipolata.
Già dall’introduzione Mieli descrive in modo chiaro il suo atteggiamento: la memoria storica è la classica arma che in mani sbagliate può produrre molti danni, ma che se usata onestamente “è il più valido antidoto all’imbarbarimento”. Va usata per essere, come dice l’adagio, Maestra di Vita, senza applicarvi quelle “forzature” che permettano di “farci tornare i conti nel presente”. Assunto che può suonare ovvio ma che l’autore si affretta a definire come ancora ignorato, deliberatamente o meno, da parte della divulgazione e pure da “una parte consistente” degli insegnanti di storia. Così, in un italiano sempre corretto, mai sciatto, con un vocabolario preciso, specifico ma comunque scorrevole, mette insieme una serie di racconti di episodi storici – la maggioranza poco conosciuti o solitamente ignorati, e quindi assai curiosi – che con ampissimo respiro attraversano tutte le epoche, tutta l’Europa; nella parte centrale del testo, nello specifico il Ventennio fascista e la Seconda Guerra Mondiale in Italia. Alcuni capitoletti sono più chiari di altri nella loro funzione di rivelare le manipolazioni storiche, ma il tutto è sempre perfettamente documentato e si appoggia a testi di altri studiosi – a tal punto che ci si chiede con un pizzico di malizia se Mieli non si sia tenuto “troppo indietro” nelle sue opinioni.
In ogni caso si addentra con sufficiente coraggio in questioni che riportano poi a temi attuali, anche e soprattutto scomodi, come ad esempio i rapporti con il mondo islamico, e scuote parecchi assunti che tutti noi abbiamo appreso a scuola, dal Rinascimento, a Garibaldi, alla Resistenza, a volte raccontando interi periodi storici a volte puntando il microscopio su singoli personaggi, invitando apertamente a leggere la storia nelle sue sempre nuove sfumature, in generale di “rivedere tutte queste storie. Con l’intenzione di ricostruirle una per una, per poi inquadrarle e riuscire così a darne un giudizio ispirato all’amore per la verità”. Di “affrontarle a viso aperto”.

“Scopri chi sei, e cerca solo di non avere paura di esserlo”. Lo dicono in una commedia romantica americana degli anni Novanta, quindi deve essere proprio vero.