ATTENZIONE: L’articolo che segue, col relativo linguaggio, è liberamente ispirato allo stile del regista, attore o personaggio di fantasia ricalcandone espressioni gergali e modi di fare. Mi è quindi d’obbligo precisare che nè i contenuti, nè lo stile vogliono essere offensivi nei confronti di nessuno.
Una di tante ma sempre la stessa.
Ehi! Buonpomeriggio, buonasera o buonanotte. Giusto per citare uno a cui avrei amato essere assegnata per “The Truman Show”. Ve lo ricordate il suo discorso qualche anno fa? “Sono stato battuto da Rob-b-b-b-erto Benigni” ahahah. Mi è sempre stato simpatico Jim Carrey, con la sua mimica e le sue movenze. Quante risate! Sapete che goduria sarebbe essere assegnato ad uno come lui? Bravo, simpatico. Tutto. Mica come quella Jennifer Lawrence, che piuttosto che capitare nelle sue mani quest’anno mi nascondo sotto l’ascella di Paul Giamatti. Brava è! Per carità! Ma invece che fare la morale ai giornalisti sull’uso improprio del cellulare, stai attenta alle foto che scatti sul tuo di telefono ragazza! E dillo a Scarlett e tante altre…
Si scherza dai, alla fine c’è sempre tanta ilarità alla notte degli oscar, no? Sono sempre tutti felici e sorridenti. L’hai visto James Cameron quando la Bigelow ha vinto l’oscar per miglior film con “The Hurt Locker”? Era il ritratto della gioia! Si vedeva lontano un miglio la sua espressione sincera! Tutti immagino gradireste che la vostra ex-moglie vi soffiasse l’oscar da sotto il naso. Un sentimento puro. Genuino. Sono tutti più simpatici insomma. Tranne Michael Moore. Lui ha sempre il cazzo girato. Non importa come, non importa quando.
Insomma, dai, siamo sinceri, speriamo di non essere assegnata per il miglior montaggio sonoro. Che alla fine non se lo caga mai nessuno. Un po’ di dignità. Me ne resto qui, tra le altre, faccio un po’ la reticente e poi vediamo. Ma la vita è così. Devi accettarlo. Devi accettare che Heath Ledger muoia prima di ritirarti, quando già sognavi le sue mani, e allora vieni assegnata postuma. Per noi non è la stessa cosa, vi assicuro. Sentirsi impugnare da delle dita forti. Vedere le lacrime. Sentire la voce gutturale di Eddie Redmayne rotta dall’emozione! Abbiamo bisogno di tutto questo. Potremmo sopportare di tutto pur di vederci assegnate per un premio importante. Potremmo passare sopra anche alle cagate di Jared Leto e la sua mammina. Ma è tutta questione di sfiga. Finisci nelle mani Daniel di Day-Lewis e tu dici “figata!” e invece diventi una delle tante. 1/3 di un premio. Il pezzo di un puzzle. Resti lì ad ammuffire con le tue sorelle, sulla sua mensola. Neanche ci guarda, tutto preso a fare scarpe a Firenze. E questo non lo vogliamo, siamo molto vanitose, posso assicurarlo. L’attenzione deve essere tutta per noi. Dobbiamo sentire gli occhi addosso. Ci siamo anche un po’ rotte le palle di Meryl Streep, abbiamo bisogno qualcosa di nuovo. Meno male che quest’anno se ne è rimasta nel suo. E speriamo che la Lawrence inciampi di nuovo.
Datemi la fotografia, datemi PER la fotografia e, lo giuro, esco fuori di testa. “Mad Max” o “The Revenant”? Magari “Sicario”…non male è! ahah
Ma chi lo sa, magari verrò assegnata a DiCaprio e farò felice i social (a lui forse neanche gliene frega) e allora onore, gloria, ma no no, non voliamo troppo alto, rimaniamo con i piedi per terra. Mi accontenterei del montaggio, o dell’attore non protagonista. Capita che a volte non siano i protagonisti ad essere le vere star: e allora ti immagini a finire nella bacheca di un Christian Bale? Di un Christoph Waltz? Quest’anno c’è Tom Hardy, speriamo dai…con tutti quei muscoli e quell’aria da sexy cattivone.
Sono un Academy Award, un oscar, chiamatemi come volete. E, lo giuro su dio, non sarò una statuetta come le altre, una qualunque! Quest’anno mi faccio assegnare per miglior regia, qualcosa di storico, come la seconda volta ad Iñárritu, un messicano, mamma che roba! Ma magari! Magari! Basta che Sean Penn non faccia ancora casino! E’ il mio momento, non facciamo cagate. Non mi si rubi la scena.
Potrei essere l’ultima statuetta ad un film sulla Shoah per “Il figlio di Saul” anche se io, per ovvie ragioni, ho preferito “Ex Machina”. Sapete, materia che prende vita e cose varie. Bello, bello.
Quanto è lussuoso essere un Academy Award, quanta passione, quanto oro, quanto fascino trasuda dal mio corpo a 24 carati! E’ curioso come sia diventata la rappresentazione della ricchezza, del politically correct, del lusso sfrenato, dei lipidi dello star system. E’ curioso se pensate che la prima di noi è stata forgiata nel ’29, in piena crisi economica, quando di oro non ce n’era poi tanto. O ce n’era troppo nelle stesse mani. Ma da allora in poi che storia signori di tutto il mondo! Signori che state svegli la notte per vedere a chi veniamo assegnate. Quanta storia dietro ad una statuetta pelata! Da Sydney Poitier, il primo attore nero a vincere una di noi, una precisazione d’obbligo quest’anno che la polemica sterile e un po’ buonista sulle difficoltà di accesso per gli afro americani alle premiazioni è stata stigmatizzata con l’hashtag #OscarsSoWhite. Quanta storia, quanta storia. Quante memorabili performance. L’anno scorso Lady Gaga mi fece letteralmente impazzire! Ma quante narrazioni potremmo fare! Quante! Benigni che va fuori di testa alla vittoria per “La vita e bella”, Woody Allen che ci snobba imperterrito ogni anno, ma noi snobbiamo lui il più possibile ahah, ma non finisce qui, no no, non finisce qui. Le grandi abbuffate di “Titanic” o “Ben Hur” o il terzo capitolo de “Il signore degli anelli”. La Ferilli che si lamenta per il mancato invito di Sorrentino. Morricone che può finalmente, e dico “finalmente!” vincere un oscar. Insomma, l’ha vinto anche quella cicciona di Adele il premio per la miglior colonna sonora! Vogliamo non darlo al grande maestro?
E Scorsese, e Tarantino ingiustamente escluso, e Margot Robbie e le sue curve, e i balli e le danze. E il clamore sui vestiti, sulle parole. Sulle intenzioni. I discorsi preparati. Quelli spontanei. Che passerella. Che festa. Brangelina. Cate Blanchett. I memorials che puntualmente dimenticano qualcuno (mai statunitense, sia chiaro!). E gli effetti speciali e Clint Eastwood e la vecchia Sophia Loren e Lars Von Trier. Ah no, Lars Von Trier no. Mai.
Quanta storia.
Quanta storia dietro ognuna di noi. Importanti ogni anno, e ogni anno riprodotte dozzinalmente. Ma siamo in grado di fare la fortuna di un film. Di premiare un dettaglio, un particolare. Dare merito a chi non ne ha avuto e sottolineare chi ne ha avuto di più.
Diamo scandalo, creiamo l’attesa. Siamo un lusso. Un di più. Siamo il superfluo di cui avete estremo bisogno. Siamo sottoposte a schifose regole di mercato e siamo in grado di creare il mito, la leggenda.
Facciamo parlare il mondo. Lo teniamo col fiato sospeso. Creiamo storie, le modelliamo. Facciamo sognare.
Facciamo cinema del cinema.
Facciamo del cinema quello che è.
