Salviamo il Pianeta, picchiamo i ciclisti

Settimana scorsa i poliziotti hanno caricato la "Critical Mass" di Torino, quindi oggi fingo di essere un fattorino in bicicletta e scrivo come fossi uno di loro.

Il Potere logora chi non ce l'ha, ed è forse per questo che vi accanite sui vostri posticini di lavoro di merda per arrampicarvi chissà dove, giusto per poter comandare; patetici e squallidi, spesso non è considerato neanche uno scatto in busta paga o un salario maggiore, vi basta prendere il comando e frustrare gli altri. Gli altri, come me, come te, come tutti noi cui non importa un cazzo delle vostre vite da centro commerciale, di Amici e delle ferie nei villaggi turistici, che Dubai va comunque vista, se riesci prendi le ferie a giugno, i saldi sono finti, non ci credo però, l'ho sentito in tv, l'ho letto su internet, i telefonini sono la rovina della ggente. Mi fermo qui con la lista. A noi non frega un cazzo di ste menate, costretti a vivere e lavorare al vostro fianco, noi piccola minoranza "subiamo" le vostre schizofrenie perché animati da una spinta più grande, che ci porta ad assaporare la vita fuori dalle vostre mura mentali che costruite nelle gabbie lavorative; siamo quelli che chiamate strani, che non capite perché non usiamo le vostre convenzioni, i vostri linguaggi; siamo spesso colti, pluri laureati, non ci mettiamo a discutere con voi semplicemente perché quando ci proviamo non ci capite, ed è inutile usare un linguaggio semplice con lessico elementare, vi manca proprio la capacità di mettere in relazione fatti, argomenti, persone. Insomma, siete ignoranti come le merde. Quando prima dicevo "subire" era riferito a questa incomprensione: per noi è difficile far valere le nostre ragioni perché per voi cervelli fottuti sono incomprensibili, per cui rinunciamo, ma non per vigliaccheria, il più delle volte per stanchezza, solitudine, rassegnazione; il mondo siete voi, le situazioni si ripetono con le stesse dinamiche in ogni fottuto lavoro, ogni settore; già, perché il problema non è solo la mancanza di istruzione, l'ignoranza ormai dilaga anche tra laureati. Quindi capita spesso che dopo vari tentativi, si approdi al lavoro più figo di tutti: il fattorino in bicicletta o il bike messenger. Finalmente soli ad assaporare la libertà anche mentre si lavora; sudati, affaticati ma con la mente sgombra, sfrecciare a tutto fuoco per le vie cittadine, odiati da voi pigri e con le pance mosce dei vostri vizi, invidiate il nostro dinamismo e i nostri fisici scolpiti, nonostante i litri di birra e le quantità abnormi di cibo che ingurgitiamo.

Sembra , e in effetti lo è, una classificazione spicciola, però chi possiede una sensibilità maggiore verso la collettività, verso un modo di vivere sostenibile, che possiede un minimo di senso civico e diciamolo, ha un grado culturale un po' sopra la media (che francamente è drammaticamente bassissima), in città si muove in bicicletta. Il resto sono chiacchiere e invidie. That's it. E bada bene, sto parlando della bici in città. A sentirvi parlare i ciclisti sono dei mostri a metà tra terroristi e pirati della strada, la causa di tutti i vostri mali cittadini, un po' come gli immigrati. Un immigrato in bicicletta potrebbe far esplodere un cervello comune (come in effetti succede), ma meglio sorvolare.

Il Potere si infiltra nelle crepe delle coscienze, che guida attraverso vie indefinibili, crea nuovi mostri che ormai privi di libero arbitrio, si scagliano con violenza contro chiunque ne metta in discussione una qualsiasi sfaccettatura, creando situazioni come quelle che ho descritto all'inizio. Non sono fuori tema, sto parlando del meccanismo che vale ovunque, è un modo di ragionare, di non pensare, dividere in categorie ben definite e ognuno scelga la propria. E poi aizzare l'odio, così la repressione, anche se violenta, viene giustificata e accettata nel menefreghismo della maggioranza.

Viviamo in democrazia, uno stato di Potere che tollera le minoranze finché queste non mettono in discussione le principali nefandezze del Sistema, o meglio, le tollera finché rimangono rinchiuse nel silenzio del loro gruppo. Democrazia infida, ti tollera fino a quando non disturbi, ma quando la voce della disobbedienza diventa percettibile anche alle vostre orecchie, quando diventiamo visibili anche ai vostri occhi logorati, allora scatta la repressione. Come a Torino giovedì scorso. Le città sono pensate al solo uso motorizzato, le strade autocentriche; con gli sguardi vitrei, incazzati e imbruttiti dal mondo, guidate sicuri e irreprensibili le vostre macchine lucide, sudicie, i motorini e le moto, sognanti di mezzi sempre più belli e scattanti, vi muovete apparentemente comodi. Inquinate l'aria, vi incazzate, suonate i vostri clacson di merda, rendete la città sempre più invivibile e vi lamentate proprio di questo. E odiate noi ciclisti. Noi, che manteniamo l'aria pulita, che silenziosi scattiamo tra le vostre macchine di merda, che vi portiamo il cibo o qualsiasi altra menata che ordinate comodi sul divano dall'altra parte della città e poi non lasciate manco la mancia. Noi che in un mese guadagniamo quanto voi in dieci giorni, senza tutele, assicurazioni e contratti decenti. Lo facciamo per noi, per la nostra dignità, che passa dal cuore prima ancora che del portafogli. Possediamo solo una cosa, la nostra bici; il proseguimento di noi stessi, che customizziamo letteralmente a nostra immagine e somiglianza: altezza, peso, stile di guida e grafica. Dalla bici si capisce gran parte del ciclista che la possiede, altro che medici dell'antica Cina. Felici organizziamo le nostre gare e le manifestazioni pacifiche come la Critical Mass, dove per un paio d'ore invadiamo le strade cittadine per riappropriarci simbolicamente della libertà che giornalmente ci negate; una boccata d'aria per la coscienza collettiva. E giustamente veniamo caricati, picchiati e portati in questura come i delinquenti. Non possiamo scappare senza le nostre amate bici, restiamo a buscarle attoniti e doloranti. La cronaca di quel giorno si riempie di accuse a nostro carico, dei disobbedienti e difesa dell'ordine pubblico, siamo pericolosissimi ragazzi che vanno in bicicletta. Vi rendete conto che razza di criminali?

Continuate a vivere le vostre vite di merda, fatte di plastica, petrolio e vizi di quart'ordine, ma prima di giudicare chi vive diversamente, guardatevi dentro e poi fuori, così da rendervi conto di quanto siete patetici. Ma già lo fate ed è per questo che ci odiate.

Invidiosi.

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