Sanremo è pur sempre Sanremo

Sinceramente non so se è finito oppure ci sarà anche stasera, non sono un assiduo frequentatore dello schermo televisivo, ma come ogni anno il Festival della presunta Canzone Italiana, riesce a dividere come i soliti temi nostrani: la politica, il calcio e appunto il festival. Avanzano i vegani, ma le loro radici non affondano nel tempo, eppure Fiorello li stampa in prima serata con una battuta. Fiorello, colui che può tutto, il vero fenomeno dello spettacolo italiano; la sua apertura del Festival è di una taratura fuori classifica, così come la sua discesa sulle scale più famose del Pianeta, sceso al posto della Pausini, capace di slegare le redini politiche in piena par condicio. Chapeau! Cari amici, sì, in questo mio intervento in pieno hangover, difendo il Festival in quanto tale, quello che storicamente rappresenta per tutti noi, perché che si ami o si odi, è un’Istituzione, come la Chiesa che morto un Papa se ne fa sempre comunque un altro, passato Baglioni (l'ultimo in ordine cronologico),e le relative polemiche, ci sarà un altro Direttore Artistico e un altro Sanremo. E, tenetevi forte, a me Baglioni piace. Inutile storcere il naso, è un’icona della musica leggera italiana, ha cavalcato i decenni del cambiamento con uno stile sobrio, educato e senza falsi personalismi da copertina; poi che c'entra, non lo ascolto e non è il mio genere, ma chi non ha mai cantato "Questo piccolo grande amore"? Chi non la conosce? Nel suo genere è stato un fenomeno e qualche canzone carina l'ha fatta pure lui. Sinceramente, proprio questo odio della minoranza che critica e che si erge a paladina delle arti più colte, snobbare a priori, perché commerciale o banale, mi ha rotto i coglioni. Ora, se tu sei Petra Magoni o Ferruccio Spinetti (i Musica Nuda capra ignorante che non sei altro) lo capisco, e hai ragione, senza stare a motivare il ragionamento che va ben oltre la polemica sterile, non è il motivo di questo articolo; ma tu, sfigato con la chitarrina o il tuo gruppeto Indie del cazzo, probabilmente non hai neanche le competenze per poter presentare un brano a quella giuria, suonare con i maestri dell'orchestra, che loro sì, sono dei fenomeni che con la sola posizione delle mani ti umiliano in tutti i modi possibili. Taci! Taci! Taci! Questo è il motivo dell'articolo, la critica al sistema che non contempla quella verso noi stessi, voi stessi. Tralasciando voi illuminati dalla cultura, non capisco neanche la massa generalista che fiera dichiara di non guardare il Festival, che andrebbe chiuso, per non parlare dei disagiati mentali contrari ai cachet troppo alti degli ospiti e dei conduttori, loro meritano un articolo a parte. Voglio dire, le canzoni saranno pure di merda, ma non è che in radio o in tv passi musica migliore. Dura troppo. Non è che l'Isola dei Famosi duri meno, ed è pure quello un programma di merda. Non avete senso critico, inutile girarci intorno, a voi va bene Amici e tutti quelli che escono da lì. Questa situazione è raggelante, non c'è musica in giro, nei locali, non esiste o quasi la sperimentazione, i bei spettacoli; o meglio, esistono da qualche parte, ma difficilmente fruibili dalla massa, relegati nell'underground (quello bello, non quello degli scoppiati).

L'ipocrisia striscia sottopelle, si aggrappa a tutti coloro che incontra, arrivando sul palco dell'Ariston e sulle testate che lo commentano. La Hunziker mi è sempre stata sul cazzo, non l'ho mai sopportata, e dopo averla vista fingere quel flash mob contro la violenza sulle donne, un conato mi ha fatto vomitare la Pasqua del '72. Madonna che pena. Ma quello è stato solo il culmine della retorica, che ha fatto indossare a tutti i cantanti il fiore contro la violenza sulle donne. Di base l'idea è buona, anche quella del flash mob con le lavoratrici a cantare stonate con le loro movenze tutt'altro che fluide, e la stessa Hunziker è a capo di un'associazione che supporta le donne vittime di violenza, insomma, tanto di cappello. Ma allora dove starebbe l'ipocrisia? Rotto questo tabù, ora che siamo nel 2018, sarebbe anche il caso di parlare della parità vera degli stipendi, di diritti veri verso le donne, come la possibilità di poter far carriera con la stessa facilità con cui la fanno gli uomini, o come la maternità che oggi è praticamente negata a chi non ha la fortuna di avere un vecchio contratto a tempo indeterminato con tutti i  vecchi diritti che ormai paiono un miraggio; l'ipocrisia sta nell'invitare Gabriele Muccino che ha in corso un processo per violenza domestica. Lo so, proprio io faccio il moralista? Quante volte ho scritto di non creare mostri, però porca miseria, sei sul palco dell'Ariston e tra l'altro è molto più che un'ipotesi, dato che anche il fratello ha confermato le accuse. Il fratello! Poi voglio dire, se io ho un vicino che ha in corso un processo per pedofilia, non dò per scontato che sia un pedofilo e non mi esprimo, ma sicuramente non gli affido un mio ipotetico figlio.

Insomma, il Festival della Merda Italiana divide e fa discutere, ma sempre per i motivi sbagliati. Come avviene per qualsiasi grande tema in questo Paese del cazzo.

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