Come spesso capita a molti di voi con autori di un certo calibro, anche io mi sono innamorata di Stephen King, della sua scrittura, del suo stile, dei suoi personaggi, e, ovviamente, del suo gusto così sofisticato e crudo allo stesso tempo per l’horror, leggendo le sue opere meno note. Il destino volle che mia madre, sua grande ammiratrice, avesse un’ampia collezione della sua bibliografia nella nostra cantina, alla quale mancavano però i titoli più noti, quelli insomma che lo hanno reso famoso anche hai meno esperti. Quindi, vuoi il maggior quantitativo di tempo a disposizione nell’ ultimo periodo, ho deciso di recuperare i “classici” del Maestro del Brivido. Quale miglior inizio dunque del celebre “The Shining”, romanzo del 1977, reso anche celebre dall’ omonimo film di Stanley Kubrick del 1980, interpretato, tra gli altri, da un magistrale Jack Nicholson.
I protagonisti sono la tipica famiglia americana, i Torrance, composta da madre, padre e figlio, che però sono tutt’altro che perfetti, a partire dal capo famiglia, Jack, scrittore di discreto successo, ex alcolista, con precedenti di atti di violenza anche nei confronti del figlio; viene licenziato dal suo lavoro di insegnante di letteratura inglese, in seguito all’aggressione nei confronti di uno studente, si ritrova disoccupato e al verde. Questa condizione lo spinge ad accettare il lavoro di guardiano invernale dell’ Overlook Hotel, albergo isolato tra le montagne del Colorado, pensando che l’occasione lo aiuterà non solo economicamente, ma anche a terminare la commedia che sta scrivendo da diverso tempo. Lo seguono ovviamente la moglie Wendy, donna materna e amorevole, ma anche risoluta, e il piccolo Danny, bambino di cinque anni, dalle doti molto particolari. Presto scopriamo infatti che Danny è dotato dell’aura, in inglese lo “shine” che da il titolo all’ opera, ovvero delle capacità sovrannaturali ed extrasensoriali, come leggere nel pensiero e prevedere degli eventi futuri. Nonostante sappiano che il precedente guardiano, tale Delbert Grady, sia impazzito e abbia ucciso la moglie e le figlie per poi suicidarsi, essendo questo solo uno dei tanti delitti commessi nell’ albergo dalla sua apertura nei primi del Novecento, i Torrance si trasferiscono in Colorado, pronti a trascorrere l’inverno in quasi totale solitudine. Ma la famiglia non può immaginare quello che l’aspetta una volta varcate le porte dell’ Overlook Hotel, qualcosa che li distruggerà per sempre.
Nonostante conosca bene l’autore, come già si era intuito dall’introduzione, questo romanzo mi ha stupita, convincendomi ancora di più della maestria e dell’abilità di Stephen King nel creare suspense e senso di attesa nel lettore. La discesa verso la pazzia del capofamiglia Jack Torrance è così sottile ma allo stesso tempo definitiva da essere appena percettibile durante la lettura, ma detonante nei suoi effetti, come una biglia che scende su una superificie in pendenza. King attinge a piene mani alla tradizione horror della casa stregata, ispirandosi tra gli altri ai racconti di Edgar Allan Poe, riadattandola al ventunesimo secolo, con uno stile avvincente e mai scontato. I protagonisti, come spesso nelle opere di questo autore, sono davvero riusciti, veri personaggi a tutto tondo, di cui, grazie ad una narrazione molto introspettiva, con molti excursus sui pensieri dei Torrance, conosciamo anche gli aspetti più intimi dell’anima, permettendo al lettore di immedesimarsi profondamente nella storia.
Insomma, che conosciate già Stephen King o meno, che abbiate già apprezzato l’omonimo figlio o no, se quest’estate siete alla ricerca del brivido, non fatevi scappare quest’opportunità.
Shining, Stephen King, Bompiani, Milano, 2001
