Dopo un lungo e faticoso peregrinare finalmente giungo nella valle della semplicità. Qui ogni cosa è alla portata, posso andare ovunque senza sforzo e non sono più obbligato a spostarmi ogni 2 giorni.
Bangkok, il cui vero nome è Krung Thep Mahanakhon Amon Rattanakosin Mahinthara Yuthaya Mahadilok Phop Noppharat Ratchathani Burirom Udomratchaniwet Mahastan Amon Phiman Awatan Sathit Sakkathattiya Witsanukam Prasit, Il che la rende di fatto la capitale con il nome più lungo al mondo, mi colpisce subito per la sua frenetica follia: qui si balla in strada, puoi comprare i drink a secchielli e ci sono venditori di insetti fritti ovunque. Non manco di concedermi un paio di appetitosi (ma manco troppo) scorpioni, i quali mi costringono ad ammettere che fanno molto più schifo alla vista che al palato; certo, la carbonara è un altra cosa, né scambierei un piatto di lasagne con un vassoio di insetti, ma la morte non è sopraggiunta dopo questo lauto banchetto, quindi mi sento di promuoverlo con sufficienza piena.
Non passo molti giorni nella capitale, che ha molto più da offrire la sera che durante il giorno, ma a abbastanza per scoprire qualche crepa nel sistema che desidero condividere con voi.
Mi è capitato di andare in giro con una persona del posto per un giorno e questo mi ha permesso di fare alcuni paragoni interessanti: prima di tutto un taxi se chiamato da un autoctono userà il tassametro, cosa che si guarderà bene dal fare nel caso siate voi a richiedere il servizio, quindi per la stessa tratta di strada nel primo caso ho speso 100 bath (circa 2,5 euro) mentre nel secondo ne hanno chiesti 300 e non sono riuscito a portare tramite contrattazione la cifra al di sotto dei 200.
La polizia ti ferma alla guida della moto e, se sei senza patente internazionale, cerca di farti una multa 2,5 volte superiore rispetto alla legge, obbligandoti a minacciarli di fare un video se non applicheranno la sanzione prevista dal regolamento, cosa per cui vieni avvertito già da chi la moto te la noleggia.
Diverso ma comunque seccante il fatto che gli ingressi a palazzi, monumenti e similari sono completamente gratuiti per i nativi mentre arrivano anche a costare 500 o più bath per gli stranieri.
Queste sono le principali cose che mi hanno procurato frustrazione, dopo un paio di giorni mi sono messo il cuore in pace e ho accettato la cosa ma rimango comunque molto infastidito da una tale disparità che, nei primi 2 casi, non vedo altro termine per chiamarla se non truffa.
Ma la Thailandia non è solo questo e quindi mi spingo a nord in direzione di Chang mai. Una delle più grandi città dopo la capitale , meno frenetica, un po' più in stile hippie, dove la gente preferisce rilassarsi piuttosto che correre a destra e sinistra. Finalmente anche io provo l'ebrezza di cadere malato durante questo viaggio, iniziavo a sentirmi seccato vedendo tutti intorno a me soffrire di più o meno grandi malanni e, con grande gioia, la febbre mi coglie limitando di molto la mia esplorazione di questa bella città.
Poco male, dopo un paio di giorni sono più in forma di prima e riparto alla volta di Pai, piccolo gioiello per backpackers in mezzo alle montagne. Qui riesco finalmente a sfogare la mia vena Indiana Jonesiana noleggiando una moto da cross e lanciandomi nella solitaria esplorazione delle montagne circostanti fino al famoso traguardo del "dove osano le aquile ".
Mai tempo fu speso meglio, paesaggi mozzafiato e strade sterrate in mezzo alla giungla mi fanno sentire molto a mio agio e, in parte, mi ricordano un po' casa.
Purtroppo è già tempo di ripartire e stavolta si vola a sud, prossima tappa Koh samui e c. alla scoperta di alcune delle isole più belle che i tropici abbiano da offrire.
Quest' anno avrò una palma come albero di natale.
