Ah le vacanze! Devo dire che da quando sono ricco, non ho più quel bisogno di staccare e mandare tutti a fanculo per qualche giorno, ormai infatti vivo affanculo per i fatti miei; piano piano però sto mettendo il naso fuori casa, tanto per sgranchire il fisico martoriato e per sopire un pochino l’orso asociale che è in me. Poi ho una missione, che inseguo con la mia proverbiale pigrizia, che è quella di tornare con Lara, la quale però non sembra assecondare il mio desiderio. È una situazione complicata e da adulti pare non basti essere innamorati, ormai consumati da sentimenti avversi di quotidiani riti pagani. E sessuali. E ripicche. E lacrime, sangue, vendette assaporate sui fondi di bottiglia o di reggicalze. Se ripenso a certe gambe, mi passa tutto il sentimento, ma essendo pigro e orso, mi rimetto a narrare le ultime circostanze. Insomma, ho proposto un viaggio a Lara, ed ha accettato quasi entusiasta. So come prendere i miei polli (se mi stai leggendo, non prendere tutto alla lettera o virgola, sono uno scrittore), pertanto sono andato a colpo sicuro. Giro selvaggio della Sardegna col mio vecchio pandino: Jack Daniels, un etto di afgano, nu jeans e na maglietta; lei era in tinta con la situazione, con i suoi shirt militari e la magliettina aderente senza reggiseno, con i capezzoli irti a guardarmi dentro il cuore. Quella sua maglietta fina, tanto stretta al punto che, mi immaginavo tutto. L'ho presa sul cofano della macchina prima di partire verso le cinque del mattino circa, sulla strada deserta, tra le altre macchine che dormono in attesa di un nuovo giorno. Avevo già fatto la mia celebre tripletta caffè-sigaretta-cagata, pareva avessi la benevolenza degli dei. Salito in macchina sono già stanco, dalla notte quasi insonne e dalla cavalcata mattutina. “Appena entriamo in autostrada prendo un caffè, sono stanco” “Ma siamo appena partiti!” Dice Lara già infastidita. “Io prima delle partenze sono sempre nervoso, non ho dormito stanotte”. “Ottimo dato che devi guidare per circa tre/quattro ore”. Amo quando copia il mio sarcasmo, significa che si mette sulla mia frequenza; potrebbe dire che guida lei, ma non lo fa, ha deciso di essere la mia cucciola da proteggere e coccolare, ed è dannatamente sexy. “E poi questa venuta di primo mattino mi ha tolto le già scarse energie”. Scoppia in una fragorosa risata. “Che c'è, è vero! Lo diceva anche Boskov, che infatti vietava ai calciatori di scopare prima di una partita. Come facesse rimane un mistero” “Chi?” Risponde lei. “Ma come chi?! Non ti dice niente rigore è quando arbitro fischia?” “No”. “Ok”.
Una bella sensazione ci pervade anche durante il tragitto in nave, trascorso al gelo dell’aria condizionata che quasi ci paralizza. Per scaldarci, siamo riusciti a scendere nella sala macchine (pagando una lauta mancia ad un inserviente che aveva capito al volo la situazione) e lì abbiamo dato libero sfogo a tutte le nostre perversioni per quasi tutto il viaggio; finita la performance, l’immancabile doppietta caffè-sigaretta. Ora capisco la vostra fretta nel cercare di sorpassarmi durante l’imbarco: orde di finti ricchi che si ammazzano per godersi le sdraio, altre che si mostrano in costume a bordo piscina (che è vuota priva di acqua), altri che bevono birra con l’orologio di metallo, la polo Lacoste o Ralph Lauren, con l’aria di chi si sente figo. “Questa è la merda che incontreremo in spiaggia” dico alla mia amata. Ci sediamo in terra a sorseggiare whisky dal mio fiaschetto, fumiamo tabacco misto a erba e per qualcuno la situazione pare farsi imbarazzante. Li sentiamo i loro occhi, gli indici puntati verso di noi, che forse siamo gli unici davvero felici in mezzo a quella schizofrenia ridente.
La magica isola ha due volti: quello delle spiagge, dei tamarri milanesi e del nord in generale, e quello autentico dell’interno, dei maialetti, delle capre, delle verdure selvatiche e delle bevute fuori classifica per voi poveri dementi da champagne sul bagnasciuga. In quindici giorni, siamo riusciti a percorrere circa 5000 km, da nord a sud, da est a ovest, abbiamo fatto Sardinia coast to coast. Sublime. Dai nuraghe alle spiagge di Tuerredda, da Orgosolo alla Maddalena e via discorrendo, ed un unico pensiero a martellarmi il cervello: i turisti sono una razza da eliminare. Che poi coincide con uno sterminio di massa, perché il turista altro non è che altre mille sfaccettature odiose che incontro tutti i giorni feriali, sono quelli che detesto su cui scrivo senza peli sulla lingua, sono quelli che mangiano ai fast food, che comprano le sigarette e mentre escono dal tabacchi buttano la carta del pacchetto in terra; e sono quelli che riempiono le coste di spazzatura. Non sanno distinguere il bello dal senso meraviglioso del creato, non afferrano il silenzio assordante del mare e dei suoi abitanti, delle rocce che pazienti si erodono alle forze esterne, no; loro intuiscono solo che è bello, in base ai colori, alla trasparenza dell’acqua, ma poi non gliene importa nulla. Il turista è lì solo per poterlo raccontare, per farsi i selfie e mettere gli hashtag #paradise #bestplace #free #Sardinia #love ecc. Si spalmano al sole con tutte le mosse tipiche di chi non deve rinunciare ad un centimetro di abbronzatura, con la camminata che sbatte i piedi parlando con l’Iphone degli affari lasciati in sospeso, finti come la loro tanto ostentata ricchezza; sono quelli che si vantano di quanto hanno bevuto, di quanto casino fanno, dei tatuaggi che “figa zio, non puoi capire il macello”. Sono anche quelli che ti sorpassano a 120 km/h sulle tipiche strade tutte curve, per poi inchiodare quando passano sotto le telecamere dei tutor; esatto, sono talmente ignoranti che non capiscono neanche la differenza tra un autovelox ed un tutor. Un pomeriggio, mentre sono alla ricerca di ricci sugli scogli, mi imbatto in un tampax; lungo i sentieri che portano alle spiagge paradisiache è prassi trovare bottiglie, sacchetti della monnezza, cartacce varie. I fumatori che lasciano le cicche sulla sabbia o quelli che occupano spazi infiniti di spiaggia con le loro strutture da campeggio, i rutti di birra e il linguaggio colorito di figa-cazzo-coglioni-cazzo mene-zio porco che per carità, io le dico le parolacce, ma ci vuole stile anche in quello, eccheccazzo! Per non parlare di quelli che arrivano col gommone acceso direttamente sulla spiaggia, i ragazzini con i fucili da pesca carichi sul bagnasciuga che catturano pesci talmente piccoli che con il passare degli anni sono riusciti quasi a distruggere un ecosistema; a proposito, non sono potuto andare alla spiaggia rosa della Maddalena perché l'hanno dovuta chiudere al pubblico in quanto depredata da orde di incivili, e nonstante il divieto vige da una ventina di anni, la spiaggia viene continuamente presa d'assalto. Siate maledetti! Come di consueto, i cittadini ricreano lo schifo e lo squallore delle loro città, con il traffico, la fila al supermercato, il sudicio e tutti i loro peggiori difetti. E le chiamano vacanze.
Insomma, lo specchio di voi relitti umani, che tanto vi sforzate per apparire e rendervi diversi dalla massa, ma non solo siete tutti uguali (e ignoranti, cafoni e privi del minimo senso estetico e critico), siete marci dentro, e non bastano le cremine, i cuoricini o gli hashtag per rendervi migliori, siete solo una finzione e i vostri comportamenti lo dimostrano palesemente. Ma siete troppo impegnati a fottervi il cervello e rovinare la vita a noi poveri cristi.
