Via le manette dalle parole

1 - L'accusa.
Il caso Erri De Luca - molto caro a Nastorix - è forse arrivato alla conclusione. Ieri mattina è stato assolto dall’accusa di aver istigato a delinquere con le parole rilasciate durante l’intervista all’Huffington Post intitolata: “La Tav va sabotata”.
Sebbene il PM avesse richiesto una condanna ad otto mesi di reclusione, per il Giudice Immacolata Iadeluca “il fatto non sussiste”.

Tra gli applausi dei vari sostenitori, De Luca ha commentato: “È stata impedita una ingiustizia, quest’aula è un avamposto sul presente prossimo. Ora mi sento tornato un cittadino qualunque. Ma la Valle di Susa resta una questione che mi riguarda. Di questo processo mi rimane la grande solidarietà delle persone che mi hanno sostenuto, in Italia e in Francia.”

Alberto Mittone, legale della LFT la società Tav che aveva mosso l'accusa a De Luca, ha commentato: “Bisogna rispettare la decisione del Giudice, non ne faremo una battaglia campale, ma nei momenti di tensione sociale ci sono dei limiti che soprattutto gli intellettuali dovrebbero rispettare”.

A parer nostro vanno sottolineate, soprattutto, le parole dell’Avvocato dello scrittore, Gianluca Vitale, che ha esclamato: “Questa sentenza riporta le cose al posto giusto e dimostra che non avremmo dovuto essere qui. Mi auguro che la Procura e la Digos di Torino capiscano che c’è un limite anche all’attività di repressione. La libertà di pensiero deve essere tale in Valle di Susa come nel resto del Paese”.

2 - Indagini preliminari.
Inutile dire che il processo nella sua complessità, sembra un caso più unico che raro. Infatti, è stato molto seguito dai social network e da varie personalità di spicco. Ed è così che nasce l’hashtag #iostoconerri, che cresce a dismisura dopo il 21 settembre, data in cui il PM ha condannato Erri a 8 mesi di reclusione. Lo stesso giorno, lo scrittore non si è scomposto e, con un grande atto di coraggio e di coerenza, ha lasciato il tribunale con questa dichiarazione: “voglio difendere le mie parole, se si tratta di difenderle anche andando in carcere, io lo farò. La mia libertà non sta nell’essere a piede libero ma nel tenere insieme quello che dico e quello che faccio.”  Con queste parole i social network e non solo, si sono mobilitati per esprimere la loro solidarietà nei confronti dello scrittore napoletano, tanto che, pochi giorni prima dall’assoluzione, 65 personalità del mondo dello spettacolo sottoscrivono una petizione online “Libertà per Erri De Luca” (firmata tra gli altri da Claudio Amendola, Marco Risi, Win Wenders, Francesca Comencini, Agnès Jaoui.)
La domanda che si pone chi "sta con Erri" è più che legittima: “chi potrebbe pensare, dopo l’attacco contro Charlie Hebdo, che in un’Europa in cui i leader hanno manifestato per la libertà di espressione, avremmo dovuto sperimentare nuove procedure di controllo della sintassi della nostra bella lingua?” Anche Nastorix ne ha scritto in questo articolo, riflettendo appunto sull'incoerenza della sentenza.

3 - La sentenza.
Queste ultime affermazioni, sottoscritte da migliaia di persone, è quello che più ci preme sottolineare e ricordare ora che il processo è finito. Vorremmo inoltre cogliere l’occasione soffermandoci su alcune questioni per una riflessione ulteriore.
Per noi della Redazione l’assoluzione di Erri De Luca è una vittoria perché, come testata indipendente, riteniamo giusto che le opinioni del singolo non vengano MAI censurate. Se l’Italia può apparire campione mondiale di scivoloni e di dichiarazioni al limite della querela, bisogna sottolineare anche che, scivoloni e dichiarazioni (talvolta così forti da essere poi ritrattate in un secondo momento), vengono pronunciate volentieri da politici o fanatici. E per quanto possa sembrare assurdo, sempre più spesso queste affermazioni non vengono minimamente considerate, per poi tradursi solo in rari casi in qualche querela o processo legale.
E se anche qualcuno prova a cercare quella "iustitia", tanto cara ai nostri antenati latini, il tutto cade nell’oblio in pochi giorni.
Ma allora, perché Erri De Luca, un uomo che dovrebbe essere un vanto per la cultura internazionale, viene "messo alla gogna" dopo avere espresso un’opinione personale?
Fondamentalmente pensiamo che questo processo non sia stato solo un attacco allo scrittore, ma un vero e proprio attacco al libero pensiero. Ed è proprio per questo, per la società in cui viviamo, per la politica a cui siamo soggetti, per il quotidiano che ci tocca affrontare stringendo i denti che, oggi più che mai, è indispensabile gridare #iostoconerri perché, qualora Erri De Luca fosse stato giudicato colpevole, avremmo dovuto rettificare: #noisiamoerri.

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